mercoledì 26 marzo 2008

«È un casino...»

Tra gite cui partecipo e gite cui non partecipo ma che prevedono sostituzioni, il calendario delle prossime due settimane è sufficientemente sconvolto (oltre a non essere ancora di mia conoscenza).
Per il "giro" di quinta, allora, ci sistemiamo venerdì/sabato a scuola, sempre che il calendario sia stato definito dagli organi superiori.
Nel frattempo, conviene portarsi avanti con queste sommarie indicazioni sui contenuti generali (ricordando i testi letti ed analizzati insieme in classe):
Decadentismo
D'Annunzio
Pascoli
Pirandello – tutto Il fu Mattia Pascal
Svevo – tutta La coscienza di Zeno

martedì 25 marzo 2008

Benemerito! Chi?

Un grande giornale come il Corriere della Sera, quando rende disponibile gratuitamente online il suo archivio storico digitale dal 1992 ad oggi.

Morire di rave a 19 anni in nome di un rito stanco

Ci sono articoli che fanno male perché fanno pensare...
Questo, su La Repubblica di oggi, è un gran commento.


di MICHELE SERRA

TUTTE le culture, in tutte le epoche, hanno avuto i loro baccanali. Momenti di "sballo" collettivo che liberano dalle regole, sfrenano i corpi, accendono gli spiriti. I rave-party, così come si sono evoluti in un breve arco di tempo, sono un baccanale triste. Triste come la sconfitta culturale delle controculture giovanili che li hanno inventati e via via abbandonati.

Li hanno via via abbandonati alla deriva masochista delle droghe (soprattutto intrugli di sintesi) e del compiacimento autodistruttivo.

Quando nacquero, nelle zone degli Stati Uniti in crisi industriale, sotto gli enormi scheletri delle fabbriche dismesse e in anni di pesante disoccupazione, volevano essere una risposta corale e alternativa all'aura di morte sociale che incombeva su luoghi e persone. Ballare per ore, a volte per giorni, proprio là dove la società industriale lasciava solo rovine e vuoto.

Riempire quel vuoto con il battito simbolico della musica techno, spesso nata assemblando suoni urbani (sirene, clangori, effetti metallici) reiterati fino allo sfinimento. L'agitazione sfrenata dei corpi che riempie il nulla, lo contrasta, gli si rivolge contro. L'energia e l'adrenalina delle masse giovanili urbane che rifiuta di dismettersi assieme alla produzione. Un significato politico neanche troppo sotteso, anzi rivendicato: "Noi" non accettiamo il silenzio e la stasi che "voi" imponete alle macchine. Noi non vogliamo arrugginire. Noi vogliamo vivere e godere.

E il post-industriale americano e poi europeo si animò delle ombre irrequiete dei ravers, che danzavano sotto le volte scarnificate delle fabbriche abbandonate, in perenne conflitto con leggi (anche appositamente varate), polizia, popolazioni confinanti assordate dal battito e disgustate dalla quantità inverosimile di rifiuti e deiezioni che il rave lasciava sul posto: fenomeno non sorretto, quest'ultimo da alcuna giustificazione "alternativa", e anzi quasi una inconscia firma di indegnità collettiva della quale è molto difficile vantarsi...

Il problema è che, come spesso accade ai propositi radicalmente alternativi, anche i rave hanno finito per imboccare la strada dell'auto-parodia. La frenesia voluta, cercata, rivendicata, è diventata una penosa (e pericolosa) ossessione prestazionale, come se ammazzarsi di rumore, di stanchezza, di "sballo" fosse una sfida alle convenzioni e non alla salute fisica e psichica. La resistenza alle droghe e alla fatica è stata spinta ben oltre il muro della logica. E - soprattutto - il mito quasi sciamanico della "trance" si è sovrapposto, col tempo, all'intenzione originaria, che era quella di una rappresentazione di energia di massa, quasi una riedizione "statica" dei cortei degli anni Settanta: un corteo politico stanziale, con la techno al posto degli slogan, ma in qualche caso anche cortei in piena regola, rave-parade urbane come quella che ha dato tanti grattacapi a Cofferati negli ultimi anni sfilando per le strade di Bologna.

"Uscire di testa" è diventato il mezzo e pure il fine, forse la sola porta d'uscita di una contro-cultura che ama rappresentare la società come la più cupa e fredda delle galere: tanto vale cercare un varco psichico, ennesima versione (però incupita, nera, esiziale) del sogno lisergico di Leary e dei freaks visionari dei Sessanta. In tanti caddero lungo la strada, in tanti cadono ancora.

Il rave di Segrate era, in questo senso, tipicissimo. Il capannone dismesso, lo squallore dei non-luoghi periferici inteso come teatro ideale della lunga cavalcata in arcione alla notte, alla musica e alla chimica. La rivendicazione di uno spazio e di un tempo entrambi non dati.

Detto cinicamente, meglio lì che nei luoghi naturali così spesso massacrati dai rave, come i prati alpini spopolati di flora e fauna dopo il passaggio di decine di migliaia di ballerini tristi, e trasformati in discariche d'alta quota. Assai meno cinicamente, c'è da compiangere il ragazzo di diciannove anni stroncato da chissà quali porcherie, e da soccorrere i molti altri collassati, quelli che il rave, come un corpaccione sordo e sfrenato, proietta ai suoi margini, scorie umane che non reggono il ritmo infernale, ennesima metafora della ferocia meccanica di una fabbrica ormai inesistente. Caduti del non-lavoro.


(25 marzo 2008)

lunedì 24 marzo 2008

Vite di scarto

Si parlava due settimane fa, in quarta, di politiche dell'immigrazione.
Questo passo, tratto dalla pag. 72 di Vite di scarto di Zygmunt Bauman (Laterza, 2005), può essere un ulteriore spunto di riflessione.
Si noti che gli immigrati si adattano allo scopo assai meglio di qualsiasi altra forma di cattivi, veri o presunti. Vi è una specie di «affinità elettiva» fra gli immigrati (i rifiuti umani di regioni remote scaricati nei «nostri cortili») e le meno sopportabili fra le paure che costruiamo in casa nostra. Quando tutti i posti di lavoro sono precari e considerati non più sicuri, la vista degli immigrati è come il sale sulle piaghe. Gli immigrati, ed in particolare quelli arrivati da poco, emanano il leggero tanfo di discarica che, nelle sue varie versioni, turba i sonno delle future vittime dell'accresciuta vulnerabilità. Per chi li odia e li attacca, gli immigrati incarnano – in modo visibile, tangibile, nel corpo– il presentimento inespresso, ma penoso e doloroso, della loro stessa smaltibilità. Si sarebbe tentati di dire che, se non ci fossero immigrati che bussano alle porte, bisognerebbe inventarli... perché offrono ai governo un ideale «altro deviante», un bersaglio quanto mai gradito per le «tematiche scelte con cura su cui impostare le loro campagne».

Oggetti di carta stampata

«Chi scrive un romanzo apre un occhio sul modo e lo contempla in parole».
Cesare De Marchi, Romanzi • Leggerli, scriverli, Feltrinelli 2007, pag. 128

Di Italiani, corna e zebedei

«Cultural anthropologists conjecture that men would try to block such pernicious beams by shielding their genitals, thus protecting their most valued asset: the future fruit of their loins. Over the centuries, the practice shifted. Men covered their generative organs not only to defend against direct malevolence but also in the presence of anything ominous, like a funeral procession. These days, an Italian man might also grab his crotch in risky situations, like a high-stakes poker game. In such cases, the grab isn't a defense mechanism against bad luck but rather a way to generate good luck.»
Fa un po' strano vedersi rappresentati così...

domenica 23 marzo 2008

Boccaccio & Catullo

Per fanciulle e fanciulli di terza, ricordo gli impegni assegnati per italiano:
finire la novella di Frate Cipolla (T13, pag. 567)
leggere le novelle di Tandredi e Ghismunda (T7, pag. 536) e Lisabetta da Messina (T8, pag. 545);
provare a inventare una novella.
Quanto a latino:
si confronti uno dei carmi di Catullo con un testo (poetico, musicale, ecc.) ritenuto particolarmente significativo, evidenziando i motivi dell'accostamento ed i caratteri specifici dei brani presentati.

Attualità dell'elegia

Una conversazione recente, che illustra le modalità del lavoro da svolgere in quarta.

M.A.: prof, avrei bisogno di un chiarimento su latino
Beppe: ciao, dimmi
M.A.: dobbiamo fare un parallelismo tra un tema di uno dei due canti assegnati e una canzone a nostra scelta, giusto?
Beppe: sostanzialmente sì
Beppe: leggi le due elegie
Beppe: scegline una che possa "prendere"
M.A.: se la canzone che scelgo tratta molteplici temi non devo trattarli tutti, ma solo quello che li accomuna
Beppe: quella di Tibullo è più varia di temi; Properzio mi sembra più monotono
Beppe: prendi uno spunto, verifica come viene trattato nel testo da cui parti (senza dimenticare il latino, se disponibile)
Beppe: e fa' un paragone con il testo che hai scelto tu; se è altrettanto vario, vedi di motivare la selezione
Beppe: (e, magari, il perché certi temi vengano "affogati" tra altri)
Beppe: dimmi che mi sono spiegato
M.A.: per cui devo commentare solo il tema visto da due punti di vista diversi
Beppe: non puoi prescindere dai testi da cui parli
Beppe: *parti
M.A.: in che senso?
Beppe: esempio:
Beppe: se dovessi commentare la peste nei Promessi Sposi e nel Decameron
Beppe: è vero che puoi trattare del tema, ma non è corretto fingere che non sia contestualizzato in maniere ben differenti tra loro
M.A.: per cui devo tenere conto anche del contesto, una ricerca di costanti nonostante i diversi periodi di tempo
Beppe: beh, per la peste la cosa è più semplice
(...)

martedì 11 marzo 2008

In preparazione al penultimo giro

Ultime aggiunte, nella cartella di quinta:
La siepe di Pascoli
Meriggio di d'Annunzio
I pensionati della memoria di Pirandello
La trappola di Pirandello

lunedì 10 marzo 2008

Desktop e partiti (via metafora)

Proseguendo la discussione di stamattina:
1) il link con i manifesti elettorali;
2) nella cartella apposita, il file sulle metafore alla base dei sistemi operativi, disponibile anche direttamente qui.
Il lavoro, da presentare per lunedì, consiste nel prendere un manifesto elettorale ed analizzarne forma e contenuti, sottolineandone allusioni, sottintesi, messaggi, claim, ecc.
Per facilitarvi l'opera, nella cartella di quarta, potete trovare un'analisi comparativa su gran parte dei manifesti disponibili a oggi.

sabato 8 marzo 2008

Booba - Kiki

Dato che oggi in classe si parlava di convenzionalità dei nomi...
In un immaginario linguaggio alieno, quale delle due figure corrisponde al termine "booba"? e quale a "kiki"?
Provate a indovinare e poi date un'occhiata qui.

giovedì 6 marzo 2008

Perdersi per trovarsi

Gli anni scorsi l'iniziativa si è rivelata davvero utile: c'era chi si pensava di sinistra e, rispondendo alle domande, si trovava a destra; chi subiva il destino opposto.
Quest'anno la "semplificazione" del quadro politico produce, per converso, un maggior grado di complicazione: si inizia con l'inserire i temi, si aspettano le riposte dei vari soggetti interpellati e, dal 24 marzo, sarà possibile sperimentare ancora il sito "voisietequi", una bussola nel mare magnum dell'attuale politica italiana...

PS: nel frattempo, un salto in questa galleria di manifesti elettorali ritoccati non fa male...

martedì 26 febbraio 2008

"Temi"

Nella cartella di terza, le 10 frasi tra cui scegliere quella da commentare per il prossimo 3 marzo.

Ci sono commenti che valgono come interventi

Credo che questo "commento" meriti una visibilità maggiore.
La mera conoscenza nozionistica di una materia, se non troverà un approfondimento e un’applicazione successive nell’univeristà e nel mondo del lavoro, nel giro di pochissimi anni sarà irrimediabilmente perduta! Personalmente di tutto lo studio di letteratura, filosofia, storia non mi rimangono che sprazzi di idee e concetti vaghi, nomi famosi, ai quali non so praticamente associare il motivo di tanta fama. Ed è una situazione davvero imbarazzante, in una società che identifica il concetto di “cultura” con il concetto di “cultura classica-letteraria” (anche se forse negli ultimi anni qualcosa sta cambiando in favore della “cultura scientifica”).
Dunque che senso ha studiare tanto per poi perdere tutto?
Io credo che il vero significato di puntare su una cultura generale un po’ meno specifica per ogni settore, ma con idee molto più chiare di interconnessione tra i vari studi, stia proprio qui. (Per la formazione specialistica, tanto, c’è l’univeristà!)
È un po’ come succede per gli alberi che vengono piantati sui pendii per prevenire le frane: tanto più le radici si intrecceranno tanto più il terreno rimarrà stabile. Quanto più si riuscirà a formare una cultura in grado di abbracciare i vari settori in una visione unitaria tanto più essa potrà consolidarsi e perdurare.
Il filo conduttore, la base su cui poter fondare una simile conoscenza non può che essere la storia.
Invece le materie scientifiche vengono sempre ed irrimediabilmente studiate “estrapolando i concetti dal loro contesto storico”. Errore gravissimo, principalmente perché si perde metà del fascino di queste materie, che potrebbero risultare interessanti anche a chi ha un animo più letterario; per contro le menti più scientifiche verrebbero aiutate a non perdere di vista le vicende umane e, oserei dire, la filosofia che stanno alla base di importanti scoperte.
Parallelamente le materie umanistiche lasciano pochissimo spazio alle vicende scientifiche, per quanto di notevole importanza. Quanti professori di storia, ad esempio, spiegando la seconda guerra mondiale, si ricordano di mettere nell’elenco degli eventi importanti, l’introduzione e la diffusione dell’ uso di sulfamidici e pennicillina? Si tratta di una vera e propria svolta epocale nel modo di concepire e curare le malattie. E’ la base dell’esplosivo progresso medico che ha portato l’aspettativa di vita agli attuali 80 anni, contro i 42 del secolo scorso, rivoluzionando decisamente la qualità oltre alla “quantità” di vita! E SCUSATE SE E’ POCO! Ma alla storia questo non interessa, ovviamente…
D’altronde lo vediamo bene anche noi, nel quotidiano, quanto sia assurdo pensare di scindere queste due realtà. La scienza è fatta da uomini e in quanto tali esseri dotati di sentimenti, speranze, sogni… Quando si sente nominare Einstein tutti pensiamo E=mc², ma nessuno si ricorda o si preoccupa del fatto che il più grande fisico di tutti i tempi era anche un grande filosofo! E gli “uomini di pensiero”? Beh, anche loro vivono nel mondo del progresso scientifico a nulla varrebbe negare che ne vengano influenzati (nei piccoli gesti e soprattuto nei grandi pensieri!)… sempre che non vogliano apparire anacronistici!
Ed è proprio questo il nocciolo della questione. Si parla sempre di “scientifico” VS “umanistico” senza rendersi conto di quanto questa divisione sia puramente didattica e fortemente controproducente. Se cercassimo di definire, nella storia, dove si colloca questa distinzione ci accorgeremmo che non esiste, perché inevitabilmente il pensiero scientifico ha influenzato quello umanistico e quello umanistico ha spronato la scienza. E’ necessario puntare sull’integrazione di questi due ambiti per ottenere quella capacità di fare interagire le varie discipline!
Purtroppo i programmi scolastici sembrano studiati apposta per mantenere le materie ben suddivise in compartimenti stagni. Non c’è mai corrispondenza. Lo studio della chimica inizia con il modello atomico: elaborato dalla meccanica quantistica nel 900; La fisica parte dalla meccanica di Galileo: metà 500; il programma di storia se non ricordo male inizia dalla cultura egizia…
In terza con la fisica si arriva all’800 con lo studio della termodinamica, mentre letteratura parte dal medioevo, e la filosofia viene introdotta con Parmenide e i grandi filosofi della grecia antica…
Mi rendo conto della difficoltà di gestire altrimenti le cose, ma non deve stupire, poi, che un povero studente faccia fatica a contestualizzare i vari studi e coglierne i collegamenti significativi. Forse solo alla fine della quinta, ammesso che uno riesca davvero a non dimenticare nulla di quello che ha studiato in 5 anni, potrebbe farsi un quadro generale. Da solo, ovviamente, perché nessun docente sarebbe in grado di fare quello che è richiesto agli studenti! Ogni prof infatti, forte della conoscenza specifica e approfondita della sua materia, si è auto-assolto da tanto tempo per aver dimenticato tutto quello che ha studiato al liceo… :-)

Ci sono, in questo commento, notevoli spunti di riflessione. Il conflitto "scientifico vs umanistico" richiede più tempo (e lucidità...) di quanto io ora abbia: per questo ora parto da qualche nota sull'ultima delle proposte. L'idea di insegnare ogni disciplina secondo un unico "asse storico" condiviso è suggestiva (mi ricordo le lunghe discussioni che, nei pomeriggi dei miei primi anni di insegnamento, facevo a questo riguardo con il mio ex-prof di italiano, cercando di concordare i programmi almeno delle materie di ambito umanistico...) ma materialmente impraticabile.
In un liceo, all'inizio del triennio, si affrontano le "nascite" delle letterature italiana, latina, inglese/francese ed, eventualmente, greca. Quattro momenti ben diversi nel tempo e nella storia, non riconducibili a unità se non nella prospettiva del confronto del processo generativo delle singole storie letterarie e, eventualmente, del progressivo spegnersi di una tradizione e del sorgere di una nuova forma espressiva. Non è possibile fare altrimenti. Altrimenti dovremmo ipotizzare, in un classico, di affrontare la letteratura greca dalle origini fino al periodo ellenistico e aprire solo in seconda battuta lo studio di quella latina (magari aspettando ancora un po' per vedere quella italiana...). In una scansione quinquennale forse si può pensare di simile, ma in un triennio, beh, risulta francamente impossibile. Lo spaesamento di cui si lamenta l'anonimo (iper)commentatore è, credo, la sfida di fronte alla quale si trova lo studente che non vuole essere sommerso dai dati: uno degli obiettivi che la scuola deve porsi è proprio quello di aiutare a sviluppare le capacità di analisi e di sintesi. È proprio in questo, e non nell'accumulo di nozioni la cui memoria va presto perduta, che sta la sfida di una scuola capace di chiedere molto a ciascuno (alunno & prof) ma anche di dare occasioni di confronto e crescita.
Ogni tanto, quando si sta al gioco e si è in grado di affrontare la fatica dell'impegno, capita che tutti, alla fine, vincano.

domenica 17 febbraio 2008

«Sulle tasse costruiamo il presente, ma è sulla scuola che ci giochiamo il futuro»

Si parlava, in quinta, di Quintiliano, dell'importanza della "politica scolastica" e della prossima consultazione elettorale...
Credo possa dare qualche spunto anche questo articolo di fondo, pubblicato oggi su L'Eco di Bergamo.

L'emergenza scolastica
di Alberto Krali
Education. A Tony Blair bastò una sola parola per vincere le sue prime elezioni. Dopo più di un decennio, eccola planare sulla campagna elettorale italiana. Fedele al motto «Meglio un uovo oggi che una gallina domani», la politica in Italia non si è mai posta il problema della scuola in modo serio. L'educazione è uno di quei settori dove non si pensa in termini di anni, ma quantomeno di lustri. Troppo per chi vuol monetizzare il voto e per l'esattezza subito. Anche in questa tornata elettorale al primo posto sono balzati il costo della vita e le tasse, ma immediatamente dopo arrivano i dati «Pisa». Su 40 Paesi esaminati, l'Italia è al 35° posto nella preparazione degli studenti. Sulle tasse costruiamo il presente, ma è sulla scuola che ci giochiamo il futuro dei giovani e quindi della nazione. Sono i nostri studenti impreparati? No, semplicemente si muovono a compartimenti stagni. Sanno molto o quasi di una disciplina, ma appena gliela fanno declinare con altri saperi vanno nel pallone. I loro colleghi europei ne sanno meno, ma sono in grado di far interagire le varie discipline. La matematica e la fisica non sono solo per pochi genietti se possono aiutare a decifrare i piccoli segreti dell'esperienza quotidiana, per esempio i colori e il tramonto del sole, gioco letteratura (Goethe) e scienza (Newton) insieme. Non si vuole lo scibile esaustivo del tema, basta suscitare interesse. Investire sul coinvolgimento dell'allievo per poi introdurre il metodo di lavoro. Nel tempo è quello che resta.
Ci vuole dunque passione e mestiere. La scuola italiana però nei decenni è passata dalla formazione alla fruizione. Per gli insegnanti così come per gli studenti è il voto che conta. Risultato: sanno tutto di grammatica, ma se chiedono loro che ore sono in lingua straniera diventano rossi. È l'insegnante un pedagogo? No, è diventato un impiegato. Se non sa compilare un formulario è un ignorante. Qualcuno gli ha mai chiesto, all'inizio della professione, se gli piaceva insegnare e soprattutto come pensava di farlo? No, perché ai fini della carriera non conta. Ore e ore a discutere per prendere una decisione di cinque minuti. L'assemblearismo sessantottino è ancora la regola della scuola italiana. Una questione ideologica. A nessuno è venuto in mente che quelle benedette 80 ore annuali possono essere impiegate in attività didattica, o più semplicemente di riconversione professionale, con esperienze all'estero per imparare come si lavora dalle altre parti. Prima le mani, poi il cuore, e solo dopo la testa: non è la corsia privilegiata degli ignoranti, è l'approccio pedagogico di Pestalozzi. Basta andare alla scuola svizzera, a quella tedesca o a quella scandinava per rendersene conto. Chi è in testa nella famosa graduatoria «Pisa»»?
I finlandesi, gli svedesi. Appunto. La scuola italiana non ha bisogno di grandi riforme. L'ultima, quella della Moratti, l'ennesima dopo quella di Berlinguer, ha registrato una guerra ideologica e non ha sortito particolari effetti sul piano dell'efficienza. Bastano piccoli interventi. Primo: motivare gli insegnanti. Chi lavora bene con le classi va premiato. Chi attesta il merito? Gli studenti, i genitori, una commissione indipendente esterna. Ci sono scuole buone, altre meno; ci sono regioni con buone scuole, altre con istituti scadenti. Nella Germania del federalismo un diploma in Baden-Wuerttemberg non è uguale a quello dell'Assia, e nei colloqui di lavoro se ne tiene conto. Nei Paesi anglosassoni è con la selezione che hanno ottenuto le migliori università, dove poi finiscono per approdare i rampolli della borghesia bene italiana. Concorrenza, ecco la parola.

mercoledì 13 febbraio 2008

Compleblog

Oggi, qui, si festeggia il terzo anno online.
Fino ad ora me ne ero ricordato in ritardo: così nel 2007 e così nel 2006.

mercoledì 6 febbraio 2008

Analfabeti con laurea

«Dirimere un'ambiguità lessicale è un problema per un laureato su cinque. A dir la verità, anche solo comprendere la frase che avete appena letto è un problema per un laureato su cinque...» Da leggere.

sabato 2 febbraio 2008

Mercoledì bigio io

Sarò assente mercoledì prossimo: evitate di spaccarvi le spalle portando il volume di latino (specie se ancora in versione integrale) perché farete altro. Che cosa, però, non chiedetelo a me.

Porca vacca...

Dunque: mi sono sparato la mattinata tra l'incontro "destra vs sinistra" (grandi gli alunni partecipanti e gli exalunni invitati...); gli hotdog della IV B; i colpi ai bicchierini, in compagnia del collega di filosofia, con la pistola che era poco precisa.
Ho insaccato un sacco di freddo: pomeriggio a casa per sistemare lo stomaco.
Torno a scuola, faccio il mio dovere di custode/assistente della IIIA beccandomi un rimbrotto dalla vicepreside perché stavo conducendo alcuni alunni lontano dal posto concordato per la salita in palestra (però, dai avevo l'elenco coi nomi per evidenziare eventuali assenti...). Passeggio vigilando durante la messa (con qualche distrazione, vero, ma da ammettere solo in privato); al termine, parte il rito dei saluti con le e gli ex.
Cavolo, ne ho visti di due, tre, cinque, dieci anni fa, e nessuno dell'anno scorso. Resto tra l'interdetto e il basito.
Scopro oggi che ce n'erano, un bel po', ed erano in zona portineria.
Porca vacca! Non m'era mai successo...
L'anno prossimo mi organizzo meglio, di sicuro: perché è vero che don Bosco è don Bosco, ma senza le e gli ex dell'anno scorso c'è molto che non va.

giovedì 31 gennaio 2008

Terza prova

In rapida sintesi, avendo appena steso il testo della terza prova del prossimo 8 febbraio, mi pare di poter affermare che il programma di cui si parla è il seguente:
controversiae, suasoriae, declamationes
Seneca
Lucano
Fedro
Marziale
Giovenale
Petronio
Apuleio
Più o meno, quello che c'eravamo detti in classe.

Una pronuncia DOP

Il Dizionario di Ortografia e Pronuncia, indispensabile per chi voglia perfezionare la dizione.

sabato 26 gennaio 2008

Memoria

«Ho provato anch'io a dimenticare, ma qualcosa si è mosso dentro me. Ho finalmente capito che dovevo parlare, prima che fosse troppo tardi. Dare voce al mio silenzio è un dovere: troppe storie esistono nel silenzio e sono rimaste in silenzio, nell'attesa che qualcuno le raccogliesse.
La nostra voce, e quella dei nostri figli, devono servire a non dimenticare e a non accettare con indifferenza e rassegnazione, le rinnovate stragi di innocenti. Bisogna sollevare quel manto di indifferenza che copre il dolore dei martiri! Il mio impegno in questo senso è un dovere verso i miei genitori, mio nonno, e tutti i miei zii. E' un dovere verso i milioni di ebrei 'passati per il camino ', gli zingari, figli di mille patrie e di nessuna, i Testimoni di Geova, gli omosessuali e verso i mille e mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell'assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell'universo che il male del mondo ha voluto spegnere . . . I giovani liberi devono sapere, dobbiamo aiutarli a capire che tutto ciò che è stato storia, è la storia oggi, si sta paurosamente ripetendo».

Elisa Springer, Il silenzio dei vivi. All'ombra di Auschwitz, un racconto di morte e di resurrezione

venerdì 18 gennaio 2008

S'elli è meglio esser amato che temuto

Niccolò Machiavelli, Il principe, capitolo XVII
De crudelitate et pietate; et an sit melius amari quam timeri, vel e contra.
Il testo è nella cartella di quarta.

mercoledì 16 gennaio 2008

Secondo giro

Le "bacc-insistenze" producono i loro frutti: nella cartella di terza è disponibile il programma completo dell'interrogazione su Dante...

domenica 13 gennaio 2008

Il sole di Romeo


Da domani, in quarta, si parla di teorie della metafora.

PS: il file con la sintesi del pensiero di Black è nella cartella di quarta

martedì 8 gennaio 2008

Vacanze!

Quest'anno, la maturità non tocca a me...Beh, riposerò prima...

giovedì 3 gennaio 2008

La maledizione degli auguri in batteria

E siccome il cretino non riposa mai, meno che mai a Natale, l’escalation del sadismo via cellulare ha fatto quest’anno il salto di qualità. Il nuovo augurio seriale più o meno recita così: «Anche se questo potrebbe sembrare il solito sms di auguri di buon anno inviato a tutta la rubrica, ti assicuro che non è così! Questo è diretto a te personalmente».

Dove la raffinata perversione è nel punto esclamativo. Stai per cascarci ancora come un piccione e quasi ti commuovi quando un cialtrone di questi dimentica di selezionare il passaggio finale del testo, che ti arriva dunque con la seguente chiusa polisemica: mio/a caro/a amico/a o collega o parente e alla tua eventuale famiglia. Eventuale famiglia?! Eventuale sarà tua madre e tua sorella.

Giancarlo Dotto su "La Stampa" di oggi

Errata corrige!

2.6. Alberto Asor Rosa ha individuato nel radicale pessimismo di Verga un punto di forza della sua opera.
2.7. “Dietro ai proletari dei Malavoglia c'è una visione di carattere più metafisico che storico, un atteggiamento morale più ontologico che terreno [...]. Ciò che affascina lo scrittore non è la sofferenza dei ceti subalterni [...], bensì la ciclica...
Nel testo delle domande di tipologia A per la quinta, è sfuggito un 2.7 che proprio non doveva esserci.
Chiedo scusa per l'errore (e ringrazio Andrea per aver avvisato).

mercoledì 2 gennaio 2008

Forse non tutti sanno che...

Il passaggio obbligatorio (di molte lingue caucasiche e turche) al cirillico ha prodotto contorsioni abbastanza grottesche, come l'uso di segni diacritici e di digrammi, trigrammi e perfino, in cabardo, per rappresentare l'occlusiva muta aspirata labializzata uvulare, di un tetragramma.
Jonathan Littell, Le benevole (pag. 210-211)

Corrispondenze

Per la redazione di saggi brevi/articoli di giornale,
4 o 5 mezze pagine di protocollo corrispondono a circa 800 parole (non battute!).

martedì 1 gennaio 2008

I pericoli che corriamo


(e l'augurio, anche per me, di saperli –almeno in parte– superare...)

domenica 23 dicembre 2007

Ripartiamo dalla scuola e dall’amore per il vero sapere

Marco Lodoli su L'Avvenire di oggi (pag 18)

La scuola è un mondo privo di malizie, che non sa in alcun modo nascondere le sue difficoltà: i giovani sono giovani, dunque sinceri come sempre, e le loro difficoltà esistenziali sono qui davanti agli occhi di tutti; i professori sono professori, dunque persone abituate a considerare la cultura il massimo dei beni, e il loro spaesamento di fronte alla nuova scala di valori della nostra società è altrettanto palese. Questo non è certo un momento facile, la scuola in fondo è l’avanguardia del Paese, il suo presente proteso verso il suo imminente futuro, e soffre per una doppia pressione: da un lato scricchiola sotto la tonnellata di nulla infetto, di vanità e narcisismo, di consumismo e faciloneria che grava sulla sua struttura antica, sulle convinzioni di chi ancora è convinto che la vita è dura e va affrontata da subito con impegno, concentrazione, sacrificio. Dall’altro patisce la richiesta di efficienza assoluta, di risultati immediati e misurabili: il modello anglosassone, fatto di test e percentuali, programmazioni rigide e verifiche inoppugnabili, quel modello che punta a creare in fretta una professionalità da spendere subito sul mercato del lavoro sta prendendo inesorabilmente piede e non tutti gli insegnanti sono disposti ad accoglierlo.
Da un lato lo sbraco sottoculturale che investe tanti ragazzi, alla mercé delle sirene televisive, di una finta spensieratezza, di desideri pompati a oltranza; dall’altro un rigore assoluto che vorrebbe produrre rotelle da inserire in fretta negli ingranaggi del sistema produttivo. E così i professori sbandano e si deprimono perché non sanno più qual è il loro posto e il loro ruolo in un mondo che esalta solo il successo e il denaro, le facce rifatte dei vip e quelle gelide dei manager. L’unica soluzione è continuare ad avere fiducia nella letteratura, nella filosofia, nella matematica, nella scienza, entrare in classe e continuare a leggere i poeti e a spiegare i numeri alla lavagna. Continuare ad ascoltare i ragazzi, come sempre, più di sempre, perché oggi i ragazzi si sentono frastornati dal luna park che ruota attorno a loro e spaventati da un mondo che là fuori li aspetta solo per farli sentire più precari che mai, per succhiare il loro sangue. L’isola dei famosi e lo spettro dell’esclusione sociale, il benessere promesso e la miseria minacciata, il nuovo telefonino e nessuno che ti chiama per un lavoro sicuro. A volte ci si sente inadatti, piccoli, brutti e inutili.
A volte però ci si sente quasi degli eroi, soli a difendere il senso della dignità umana e del sapere in un mondo che pare atrocemente disinteressato.

Auguri!

venerdì 21 dicembre 2007

Non ci sono vacanze senza compiti

e, per chi oggi non fosse stato a scuola, la cartella online supplisce all'assenza.
Auguri!

martedì 18 dicembre 2007

Le buone abitudini

Quando si inizia a leggere in classe l'Inferno dantesco, è opportuno suggerire di fare un salto a questo test, tanto per prendere le proprie misure...

martedì 11 dicembre 2007

Lavori in arrivo

Si avvicina il momento dell'esposizione dei lavori virgiliani in quarta; qualcuno ci ha anticipato...

lunedì 10 dicembre 2007

Terza prova

Si avvia il percorso delle simulazioni per i quintani; nella apposita cartella di quinta, la griglia di correzione usata fino allo scorso anno per i 36 quesiti a riposta multipla.

martedì 4 dicembre 2007

Meno dieci!

Ho constatato con un certo piacevole apprezzamento che secondo il test dell'età mentale io ho 31 anni. M'hanno scritto:«Hai una mente giovane e dinamica. Diciamo che non sei un ragazzino ma nemmeno un vero adulto!»
Cavolo; non pensavo si notasse così tanto :-)

In itinere

Coi luuuuuuuunghi colloqui coi genitori, ieri pomeriggio s'è definitivamente chiuso il primo trimestre.
Si può ripartire per la seconda navigazione, allora; chi avesse avuto difficoltà e si fosse visto affibiare il recupero in itinere, beh, può sempre contare sulla disponibilità, nella cartella delle propria classe, dei file con il lavoro da svolgere.
Shimizè aspetta già i fortunati quartani...

giovedì 29 novembre 2007

Un appuntamento per tutti

Stasera Benigni su Raiuno "legge " il quinto dell'inferno.
"Ci faremo dire da Dante cos'è quella nostalgia dell'infinito, quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e smantella tutta la nostra vita, quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce sensualità e tenerezza e ci rende immortali". "Ce lo faremo dire da lui - conclude Benigni - con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra. Nulla di solenne, semplicemente la bellezza. A giovedì"

lunedì 26 novembre 2007

domenica 25 novembre 2007

Tra un anno

Potrò conoscere anch'io la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto; per ora mi accontento...


PS: rinnovo gli auguri ad Alessandro (exalunno di qualche anno fa – visto ieri online) e Laura (non-exalunna di qualche anno fa – incontrata, sempre ieri, per caso in gastronomia...)

martedì 20 novembre 2007

Virgilio va in quarta

Un suggerimento per ciascun gruppo:
fate un salto qui; fenomenale la quantità di spunti e risorse disponibili!

sabato 17 novembre 2007

ἐργαζόμενος πολὺ φίλτερος ἀθανάτοισιν

Lavorando sarai molto più caro agli dèi
(Esiodo, Le opere e i giorni)

Partono le attività per i lavori di gruppo su Eneide 2, 4 e 6.


Per un quadro generale, l'introduzione di Wikipedia.

Tra i siti del mondo accademico
segnalo quello del dipartimento di Lettere Classiche dell'Università di Bologna per la rassegna di fonti virtuali, aggiornata e interessante (Virgilio è il penultimo autore, a fondo pagina...);
all'Università della Pensilvania già 10 anni fa si sono spinti fino a creare la pagina domestica P. Virgilii Maronis.

Ho recuperato (ma voi saprete fare di meglio) una sola traduzione recente ed integrale (e sulla cui bontà non si giura...) dei testi da leggere, quella del quarto libro che i coraggiosi potrebbero affiancare alla lettura del testo, fatta da di Wilfried Stroh, professore di filologia classica all'Università di Monaco di Baviera;
semplicissima da trovare in rete ma più difficile da comprendere (e già giuliacriticata...) la "classicissima" traduzione di Annibal Caro;
per gli esperti di lingua inglese, una versione ipertestuale molto interessante.

Si trova un corredo iconografico di un certo rilievo in queste immagini dai manoscritti Vat. Lat. 3225 e 3867.

(fine del primo post)

Eneide 2, 4 e 6

Per l'avvio dei lavori di gruppo, ho posizionato nella cartella di quarta il file integrale con la versione (grazie Antonio, grazie Marco...) dei libri secondo, quarto e sesto dell'Eneide.
Beh, lascio a ciascuno di voi l'onere del "copia&incolla" della sezione che interessa; a tra poco con qualche interessante spunto sitografico.

Del romanzo (storico)

Valerio Massimo Manfredi intervistato in occasione dell'uscita del suo ultimo romanzo, L'armata perduta. La pagina dell'intervista, integrale, è nella cartella di quinta, utile per la riflessione aperta durante l'anno scolastico su questo genere letterario.

venerdì 16 novembre 2007

De me scripserunt

Entrare in una classe, come mi succede ogni anno in terza, significa iniziare di nuovo a mettersi in gioco con una trentina di persone. Fa piacere vedere che la sfida si rinnova costantemente e che c'è chi ha il coraggio di togliersi qualche sassolino dalla scarpa anche in un testo descritttivo. Ho raccolto –rispettando eventuali errori– almeno una frase per ciascuno, ad memoriam servandam.

Il mio attuale professore di Italiano insegna la materia di Italiano nella mia classe. (RT)
Non è severo, perché ogni lezione chiedo a lui di farmi andare in bagno e senza domandarmi il perché mi lascia. (RT)
Ha un modo particolare di spiegare: legge i brani, a volte fa le parafrasi e il resto lo lascia a noi. (LB)
Anche se è un uomo apparentemente perfetto, anche nel modo di vestire sempre appropriato ed elegante, secondo me cala nei suoi metodi di valutazione che utilizza con i suoi alunni. (AD’A)
Nonostante queste “torture” (TVB, TVTB, TAT) il professore dimostra la precisione che esige nelle sue spiegazioni. (MO)
Il mio attuale prof di italiano è un uomo dall’età compresa tra i 50 e i 55 anni, è abbastanza alto e magro. (MV)
Come hobbie penso che gli piacia leggere e navigare su internet alla ricerca di testi che i suoi alunni possono aver scaricato. (MV)
Sa essere demenziale e sagace allo stesso tempo. (FT)
Un’uomo abbastanza alto, robusto e con uno spiccato senso dell’umorismo, che spesso si trasforma in insulti rivolti alla classe. (RP)
Normalmente parlando di un professore di italiano o di qualunque altra materia ci si aspetta un uomo molto serio, ma lui non è così. (ST)
Me lo avevano descritto come “quel professore con i capelli quasi bianchi e che quando si siede, visto che principalmente usa la cattedra al posto della sedia, gli si vede un metro di calzini”. (ST)
È un uomo direi sulla quarantina d’anni anche se ignoro la vera età (perché non la chiedo? ho paura di essere insultato). (PV)
Sono sicuro che a fine quinta avrò un’opinione diversa, forse un po’ peggio, forse un po’ meglio. (PV)
Ha una corporatura non molto robusta, fatto dovuto anche alla mancanza di attività fisica: infatti pur essendo abbastanza alto è piuttosto paffutello. (MA)
Quando non era ancora mio prof indossava la giacchetta senza mettere le braccia nelle maniche, la teneva sulle spalle, cosa che quest’anno gli vedo fare di meno. (FD’A)
Fa cose che altri prof non fanno; tra queste ci sono il fatto di lasciare aperta la porta d’ingresso della classe, il grande numero di battute che fa e soprattutto la volgarità di certe sue informazioni, per fortuna non altamente offensive ma insolite per un prof. (FD’A)
Durante le spiegazioni assume una postura gobba. (FD’A)
Scavando nei ricordi, lo ritrovi in prima, il primo giorno di liceo, tutti silenziosi e lui come introduzione all’anno ti presenta l’uso degli smile. (PF)
La cosa più strana, che non era mai successa prima, è che il professore dice parolacce. (FB)
Dice sempre in modo chiaro quello che pensa anche se a volte rischia di offendere le persone. (FB)
Quando spiega la lezione non fissa mai i suoi alunni perché gli è stato detto che incute paura, bensì fissa i muri della classe. (LP)
Le sopracciglia spesso si inarcano nel commento spietato di qualche risposta. (MB)
Porta folti capelli brizzolati, orientati verso destra, che sottolineano la piccolezza delle orecchie. (LF)
È solito anche usare un linguaggio molto vicino a quello che usiamo noi, alternato però ad alcuni termini aulici. (FP)
Ai suoi ragazzi, in qualità di “padre culturale”, sfoggia spesso un sorriso sadico ed ambiguo che rispecchia i pensieri del momento. Generalmente mostra il sorriso quando dà l’annuncio di verifiche o interrogazioni e si compiace nel vedere espressioni di terrore nei volti di studenti non preparati. (FP)
L’aspetto esteriore può ingannare: è proprio vero che l’abito non fa il monaco. Sempre rigorosamente scarpa elegante, giacca e cravatta portano a pensare a una persona severa, rigorosa e seria. Tutto ciò che non è, almeno in classe. (CM)

giovedì 15 novembre 2007

È fatta

da L'Eco di Bergamo di oggi.
(il mio primo – ed unico, credo... – assegno da 6,8 milioni di euro)

sabato 10 novembre 2007

«Non si butta via niente»

Memori del detto che ha costellato il loro triennio, stamattina Nicola e Roberto (in rigoroso ordine alfabetico, sia per nome che per cognome) hanno presentato agli attuali alunni di quinta i lavori da loro prediposti lo scorso anno per l'apertura del colloquio di maturità:
Dante fra terzine e quarta dimensione (nella cartella di quinta è disponibile il file distribuito durante l'esposizione)
I Nirvana, ultimi Scapigliati.
Ci sono cose che fanno piacere; tra queste è vedere come un lavoro di ricerca, svolto con passione ed interesse, possa suscitare altrettanto interesse e spingere qualcuno, magari renitente, a darsi un po' da fare.

PS: nell'ora successiva, invece, gli esiti della "compilazione assisitita" del bollettino per l'iscrizione all'Esame di Maturità m'hanno parzialmente portato alla depressione... :-)

lunedì 5 novembre 2007

Viewpoints


Ci sono inaspettate carte geografiche che consentono di vedere il mondo con occhi diversi. Per fortuna.

domenica 4 novembre 2007

Il tamburino delle masse

Mentre aspetto la consegna a domicilio dei volumi "Storia della bruttezza" e "Vita morte miracoli", di cui parlo nei post precedenti, mi dedico alla lettura di Hitler e l'enigma del consenso di Ian Kershaw. Non l'avrei mai letto, se non me l'avessero consigliato al corso di aggiornamento che ho appena terminato di frequentare; penso possa interessare/affascinare chi intende affrontare una questione ancora dibattuta: «In che modo è stato possibile che un individuo così mediocre, un signor nessuno, sia arrivato ad esercitare un influsso tanto drammatico sui destini di uomini e nazioni, a scatenare un secondo conflitto mondiale e istigare il più terribile genocidio di tutti i tempi?»

giovedì 1 novembre 2007

Nella lista della spesa

...un succedersi di meschino, debole, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, stregonesco, satanico, repellente, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, spaventoso, abbietto, mostruoso, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, ignobile, sgraziato, spiacevole e indecente...


Astenersi da un libro così è un crimine, per me

Un libro

proprio adatto a questi giorni: "Vita morte miracoli" di Stefano Lorenzetto, Marsilio Editore.

Questo volume raccoglie una serie di dialoghi con i camici bianchi sui dilemmi che la bioetica pone alla società e su come la coscienza individuale può affrontarli. Ma presenta anche le drammatiche testimonianze di persone comuni che sono state duramente provate dal destino, che hanno toccato con mano la forza del soprannaturale, che si sono interrogate sul senso dell’esistere. (...) La prefazione di Giuliano Ferrara sulla banalizzazione della morte e la postfazione di Luigi Amicone ispirata a un lancinante caso personale rendono ancora più evidente una verità che sembra sfuggire all’uomo d’oggi: «È la concezione che abbiamo della morte a decidere la risposta a tutte le domande della vita».

mercoledì 31 ottobre 2007

Sudate carte (o meglio «Quando ero un insegnante giovane e serio...»*)

10 anni fa, gli alunni di quinta, grazie alla eccezionale collaborazione tra il sottoscritto ed il collega di storia e filosofia, si sparavano tracce di temi come quella che segue. Ecco cosa capita ad aprire per caso un'agenda...

«Il vero poeta è onnisciente; è realmente un microcosmo». (Novalis, Frammenti 1229)
Rifletti, muovendo da questa frase, sulla funzione della poesia nel Romanticismo (dianoetica? ascetica? cosmopoietica? gnoseologica?), accompagnando l’impostazione teoretica della questione con opportune esemplificazioni tratte da brani noti di letterature europee.


*Ringrazio "quinta07" per il commento al post: credo sia il miglior titolo possibile ;-)

martedì 30 ottobre 2007

Programma

Per la prima interrogazione del primo trimestre, il programma completo è disponibile nella cartella di quinta (dove si può trovare anche il file con recensione e intervista a Sebastiano Vassalli e il testo del Conte di Carmagnola oggetto dell'esercizio di analisi di tipologia A).
Buona lettura!

domenica 28 ottobre 2007

Io, «un personaggio pratico»

Condivido con i lettori del blog la fine della prima fase di un intervento delicato e complesso, che ha richiesto passione ed impegno. Lo dedico a tutti gli alunni che ho e che ho avuto; ho imparato tanto da ciascuno, e se oggi festeggio una delle iniziative più grandi che mai avrò modo di fare in vita, beh, mi pare giusto farlo con chi quotidianamente mi (ha) sopporta(to) da prof.


giovedì 25 ottobre 2007

Amarcord

Ero sabato scorso alla riunione degli ex-alunni maturati 10 anni fa e mi sono accorto solo dopo di avere fatto una delle mie enormi gaffe; il "giovane professore" di italiano, latino e greco di cui si parla sono/ero io...

PS: bellissima serata; cavolo, nel 1997 si sono maturati gli alunni che ho avuto al biennio del classico e nel triennio A e B dello scientifico; 3/4 dell'annata sotto la mia responsabilità... Un grazie all'Unione Exallievi per aver organizzato l'incontro.
Fantastico/fantastici...

mercoledì 24 ottobre 2007

Teodicea del lavoro

I testi per il confronto tra Le opere e i giorni di Esiodo e le Georgiche di Virgilio sono nella cartella di quarta (con un interessante excursus nel mondo greco...)

lunedì 22 ottobre 2007

La chimera

Una recensione al romanzo ed un'intervista all'autore sono disponibili nella cartella di quinta.

mercoledì 17 ottobre 2007

martedì 16 ottobre 2007

Dall'indovinello veronese a Cavalcanti

Nella cartella di terza*, l'elenco dei brani da conoscere e una bozza di calendario per il primo giro.
Meglio non fare gli auguri; potrebbero portare male...


*raggiungibile dal link nella fascia sul lato destro

PS: mi è stato segnalato che il 2 novembre, ultimo giorno di interrogazione (peraltro concomitante con la Commemorazione di tutti i Defunti), saremo a casa per il ponte; chiedo scusa per l'errore, vedremo di sistemare diversamente la cosa, sempre che ce ne sia bisogno ;-)

sabato 13 ottobre 2007

Lavagna digitale

Nella cartella di terza A (accessibile dal collegamento a lato) è disponibile il file con i link dei siti di cui abbiamo parlato oggi in classe.

mercoledì 10 ottobre 2007

Profeta Cavalcanti?

Leggev(am)o stamattina in classe questi versi:
Foco d’amore in gentil cor s’aprende
come vertute in petra preziosa,
che da la stella valor no i discende
anti che ’l sol la faccia gentil cosa
(...)
e poi, sul sito del Corriere della Sera, mi trovo un suggestivo "Siamo polvere di stelle". Bella coincidenza.

sabato 6 ottobre 2007

La fidanzata di don Rodrigo

Si parlava stamattina di produzione comico-parodica; un classico, (abbastanza) recente

Suggerimenti praghesi

Ogni promessa va mantenuta;
con l'ex prof di filosofia, lo scorso anno, abbiamo iniziato a conoscere Praga dal menu questo locale: Kolkovna; suggerisco una visita ai piatti della cucina ceca (e provate a guardare i prezzi...);
si mangia e si beve, bene, anche da U Fleku e da U Pinkasu.
Smaltire la birra è abbastanza semplice, qui, al LaserGame. E non dimenticate una bella bottiglia di Becherovka; un buon liquore da regalare a casa, spendendo poco e facendo bella figura :-)
Beh, buon divertimento.

(spero che googlemaps funzioni; però meglio recuperiate, se vi interessano, gli indirizzi dei locali dai siti segnalati)


Visualizzazione ingrandita della mappa

mercoledì 3 ottobre 2007

P(l)OF

Con il decreto 80/07 il Ministro conferma le anticipazioni: a partita iniziata si comunica che non c'è più il fuorigioco.
Nessun problema sul fuorigioco; qualcuno, se non molti, sul fatto che chi organizza il campionato abbia le idee chiare...

venerdì 28 settembre 2007

Ho passato il pomeriggio leggendo perché

Dopo aver letto il pezzo di Beppe Severgnini "Perché in Italia abbiamo famiglie strambe ma non i Simpson", pubblicato sul Corriere della Sera del 20 settembre e disponibile nella cartella di terza, a ciascuno è toccato scrivere un altrettanto convincente brano argomentativo. A seguire, i titoli

perché anche oggi devo andare a scuola
perché andare allo stadio è come andare in prigione
perché avere degli amici è importante
perché ci piace la musica
perché ci sono i vandali allo stadio
perché così tante follie per il calcio
perché dormire
perché è utile praticare uno sport
perché evitare di usare i videogiochi
perché facciamo sempre pena alle Olimpiadi
perché fumare uno spinello
perché i genitori hanno sempre meno autorità sui figli
perché i giovani sono spaventati dal matrimonio
perché il grande calcio ha perso parte del suo fascino
perché in Italia molte persone sono ancora razziste
perché in Italia sappiamo alzare la voce ma non le braccia
perché la gente è sempre più intollerante
perché la musica è schiava
perché lo sport
perché lo sport è di tutti
perché non devo lasciare che voi mi soffochiate
perché non farsi condizionare troppo dalla moda
perché non prendersela per non essere primogeniti
perché non rispettare alcune norme del codice stradale
perché non siamo tutti Simpson
perché Papa Giovanni Paolo II è entrato nel cuore di tutti
perché scrivere un testo argomentativo
perché seguire uno stile proprio
perché sempre più ragazze diventano anoressiche
perché si fanno differenze razziali
perché una moto da trial e non una da strada

mercoledì 26 settembre 2007

Per alunni dello scientifico

Sono sempre stato convinto che la scuola non si faccia solo tra le quattro mura dell'aula; occasioni come BergamoScienza, di cui si parla anche in queste pagine di giornale non andrebbero trascurate. Forse.

giovedì 20 settembre 2007

Il coraggio(so) dell'anonimato

Dovevo arrivare al settecentesimo post per iniziare a "censurare" i commenti...
Mi spiace; l'anonimo che ieri sera verso le 22.30 s'è messo a dare del «coglione» e del «terrone» a destra e a sinistra, potrebbe forse acquisire un po' più di tatto e di buon gusto, magari dopo aver imparato a presentarsi per nome.
Le critiche sono lecite, il dissenso ed i pareri contrari pure; l'educazione e il rispetto, però, sono di rigore.

lunedì 17 settembre 2007

C.V.D.

Sta diventando un'abitudine, per il Ministro, cambiare le regole mentre si sta giocando; l'anno scorso è successo con l'esame, quest'anno pare stia per accadere con l'abolizione dei debiti ed il ritorno degli esami a settembre.

giovedì 13 settembre 2007

Nauseante...

Avrei pagato io per avere tra i miei exalunni uno studente così.
Per poterlo prendere a calci nel sedere.

mercoledì 12 settembre 2007

Zzzz

Iniziamo commentando, per martedì, questa poesia di Bartolo Cattafi (da Segni, 1986).

Mosca

La mosca ronza
sulla parola mosca
la stuzzica per farla
volare dalla carta
la mosca ignora
che quell’altra mosca
- bisillabo inchiostro sulla carta -
non è più sua compagna
ma nostra.

lunedì 10 settembre 2007

Un nuovo inizio

Scuola, parte l’era della severità: così titola, stamattina, La Stampa.
Mi manca solo di conoscere la neo-terza; neo-quarta (2 ore...) e neo-quinta sono sistemate.

giovedì 6 settembre 2007

Orari

Lunedì si inizia così:
terza A
LEC
LEC
FAC
ALB
quarta A
PEZ
PEZ
CAN
FAC
quinta A
FAC
STE
Sh-Gu
PEZ

Nota: il prof. Facchetti sostituisce il prof. Bolandrini, emigrato ad altri lidi scolastici.

mercoledì 5 settembre 2007

In questi giorni di test di ingresso...

Genio e sregolatezza in alcuni compiti di matematica del mondo anglosassone.



Della crisi di Alitalia

Spero solo che, a sostituire il vettore nazionale nel malaugurato caso dell'abbandono di Malpensa, non arrivi Air Nepal: queste procedure di controllo e sicurezza degli aeromobili, chissà perché, mi lasciano con qualche dubbio...

lunedì 3 settembre 2007

Ti accorgi che l'anno è iniziato...

...quando inizi a preparare le tag per le classi che finiranno la loro avventura nel 2008...

mercoledì 29 agosto 2007

Dedicato a chi ricomincia

Chi sta per iniziare di nuovo le attività ordinarie, fatte di alzatacce la mattina, di interrogazioni e di compiti, di incazzature e soddisfazioni, provi a leggere con calma il passo che segue. Credo che questa riflessione aiuti a immergersi di più nel presente, ad apprezzarlo nel momento in cui lo si vive e, soprattutto, nei successivi momenti in cui questo viene ricordato. Per poter dire, agli incontri da ex(qualunque cosa), il più classico dei "ti ricordi di quella volta in cui ecc ecc ecc" è necessario, per stare a Leopardi, aver attraversato l'impoeticità del quotidiano; solo così si può poi essere poeti della/nella vita.

«Un oggetto qualunque, per esempio un luogo, un sito, una campagna, per bella che sia, se non desta alcuna rimembranza, non è poetica punto a vederla. La medesima, ed anche un sito, un oggetto qualunque, affatto impoetico in sé, sarà poeticissimo a rimembrarlo. La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico, non per altro, se non perché il presente, quale che egli sia, non può essere poetico; e il poetico, in uno o in un altro modo, si trova sempre nel consistere nel lontano, nell'indefinito, nel vago».
(Giacomo Leopardi, Zibaldone * Recanati, 14 dicembre, domenica, 1828)

domenica 26 agosto 2007

Test di ingresso

So di molti miei exalunni che in questo periodo rileggono/ripassano/rivedono quanto appreso in questi ultimi anni per sottoporsi agli esami di ammissione per le facoltà a numero chiuso, ed in special modo medicina.
Suggerisco a tutti loro (ma anche agli altri) la lettura di questo interessante articolo, che tratta di pregi e difetti dell'attuale sistema di selezione.
Citazione interessante (e condivisa): «La mia impressione generale, tuttavia, è che ovunque gli studenti che sostengono il test di Medicina (che richiede una notevole preparazione durante i mesi estivi e ottime conoscenze culturali di base) siano fra i più preparati e motivati fra quelli "sfornati" dalle scuole superiori.»
Non faccio auguri a nessuno, ma spero tanto che tutti ce la facciate.

mercoledì 22 agosto 2007

Meraviglie della tecnologia


C'è modo di fare più di un giro a Berlino, in attesa di andarci per la prima volta o di ritornarvi.
Ne vale davvero la pena!

lunedì 13 agosto 2007

Un nuovo eroe


Durante lo zapping televisivo in mattinata ho rivisto, dopo tanto tanto tempo, lo Chef Tony ed i suoi coltelli; adesso mi chiedo tra quanto arriveranno sui nostri teleschermi questi terrificanti frullatori americani per consacrare sull'altare del trash televisivo anche Tom Dickson, il frullatutto.

Attenzione, i video possono dare assuefazione...

venerdì 10 agosto 2007

Suggerimento

Per chi fosse da 'ste parti il pomeriggio del Ferragosto, un consiglio: nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo il consueto concerto per la solennità dell'Assunta (mercoledì 15 agosto alle 18), vedrà protagonista un giovane e talentuoso organista bergamasco, Fabio Nava, che prenderà in esame brani di Johann Sebastian Bach, Dietrich Buxtehude, Robert Schumann, Cèsar August Franck, Eugène Gigout e Sergio Marcianò.

mercoledì 8 agosto 2007

Ancora sul "facilismo"

E' interessante notare come ci si possa dimenticare in fretta di alcune scelte (si sta parlando di riduzione degli organici delle superiori ), discutibilissime in una scuola che vuole essere più seria....


Una delle mosse per fare sparire 50 mila posti prevedeva il calo dei bocciati al biennio delle superiori. Un numero che, si legge nella relazione tecnica che accompagnava la Finanziaria, da 185 mila si sarebbe dovuto assottigliare del 10 per cento. Ma quest'anno le cose sono andate diversamente. Secondo i dati diffusi dallo stesso Fioroni appena qualche giorno fa i bocciati sono aumentati in tutte e due le prime classi della scuola secondaria di secondo grado (più 4,4 per cento) che al momento fa saltare la previsione di 3.600 posti in meno e si imbatte sulle casse dello stato.

giovedì 2 agosto 2007

A scuola il declino è matematico

Il “facilismo”, cancellando i numeri, ha ferito gravemente l’istruzione

Adesso se ne stanno rendendo conto tutti: l’analfabetismo matematico che si diffonde in Italia da trent’anni è, assieme al processo di denatalità avviatosi circa dieci anni dopo, la più seria e reale minaccia di declino. Ambedue i fenomeni hanno origine nella contestazione giovanile della fine degli anni Sessanta e, soprattutto, nel compromesso “facilista” con cui si concluse in Italia. Una delle prime occupazioni universitarie fu, l’anno prima del mitico ’68, quella della facoltà milanese di Architettura, con l’obiettivo di abolire gli esami di matematica “autoritari e selettivi”. Il tema della selezione di classe, peraltro, aveva conquistato un’immensa popolarità a partire dalla “lettera a una professoressa” di don Lorenzo Milani, che in sostanza chiedeva non di fornire anche alle classi popolari gli strumenti culturali per competere, ma di abbassare gli standard delle conoscenze rischieste per avere il “foglio di carta”. La matematica, naturalmente, a causa della sua intrinseca compattezza disciplinare che difficilmente si piega al facilismo “democratico”, era indicata tra gli strumenti di questa perfida selezione.
In realtà già cinque anni prima, quando con l’introduzione della media inferiore unica e obbligatoria si era avviata la destituzione del latino come centro del principio educativo della scuola gentiliana, si era commesso l’errore di non sostituirlo con un’altra disciplina altrettanto capace di sviluppare le facoltà logiche e di educare a un esercizio ordinato. Il pregiudizio crociano sulla superiorità della cultura umanistica formativa su quella scientifica e matematica, considerata puramente tecnica, strumentale e quindi subalterna, aveva avuto ragione, a destra come a sinistra, delle intuizioni di pedagogisti moderni, come ad esempio Lucio Lombardo Radice. Così si è costruita una scuola di massa, com’era indispensabile, sulla base di una crescente facilitazione nell’accesso al diploma, che così ha finito col contare solo grazie al suo riconoscimento giuridico e senza un contenuto di conoscenza adeguato e fruibile nella società e nella cultura moderna.

da Il Foglio, 02/08/2007