martedì 30 settembre 2008

Esame finale di Stato: avvio dei colloqui

Nella apposita cartella i primi frutti della riflessione dei consigli di classe delle quinte (sostanzialmente identici a quelli dello scorso anno): le modalità operative per concordare e predisporre gli argomenti per l'avvio dei colloqui dell'esame, dal semplice argomento alle cosiddette "tesine".

domenica 28 settembre 2008

Cavolo, che libro...

Comprato sabato scorso, letto nei ritagli di tempo; sembra di trovare il giovane Holden, ma più cinico e disincantato. Lo si capisce da subito.
Domenica mattina. Sento il pessimo jazz del modem digitale che si collega a Internet. Sono in bagno.
Recentemente ho scoperto che mia madre cerca su Yahoo disturbi mentali e rimedi non ancora inventati, tipo «sindrome da fissazione adolescenziale», «disagi da abuso di immaginazione», «stabilizzatori comportamentali olistici».
Digitando «sindrome da fissazione adolescenziale» la prima pagina che viene fuori parla della sindrome di Cotard. Si tratta di una specie di autismo in cui le persone si credono morte. Il sito riporta alcune dichiarazioni scelte di vittime della malattia. Per un po’ ho cominciato a buttare lì le stesse frasi nelle pause di conversazione a tavola, o quando mia madre mi chiedeva com’era andata a scuola.
«Un guscio ha preso il posto del mio corpo.»
«Ho gli organi interni di pietra.»
«Sono morto da anni.»
Adesso ho smesso. Più fingevo di essere un cadavere, più lei si chiudeva sull’argomento della sanità mentale.
Una volta scrivevo questionari da sottoporre ai miei genitori. Chiedevo cose tipo:
- Quali patologie è probabile che erediterò?
- Quanti soldi e terreni è probabile che erediterò?
- Se vostro figlio fosse adottato, a che età gli raccontereste la verità su sua madre?
a) 4-8 b) 9-14 c) 15-18
Io ho quasi quindici anni.
Leggevano i questionari ma non rispondevano mai.
Da allora, per scoprire i segreti dei miei, ho iniziato a studiarli di nascosto.
Parole di Oliver Tate, il protagonista di Piccole indagini sotto il pelo dell'acqua.

Aria di gita

«Nel libro puoi farmi un naso alla francese?»
«Scusa, puoi scrivere che non mi portano il caffè?»
«Però lo scrivi vero che la professoressa ha fatto l'isterica?»
«Ma devi scriverlo per forza che ascolto Grignani?»
«Scrivi che in una sera abbiamo bevuto quattro birre e che nessuno ha vomitato?»
«Ma tu lo scrivi, se ti dico che ho tradito il mio ragazzo?»
«Tanto tu non parlerai di noi professori, vero?»
«Dovresti scrivere che io con la mia famiglia faccio finta».
«Tu scrivi anche che io ti ho chiesto cosa scrivi?»
Domande all'autore di "Domani niente scuola", 3 cronache da adulto di 3 gite di 3 scolaresche...
Resto in attesa di sentire i racconti di fanciulle e fanciulli di quinta.

martedì 23 settembre 2008

Fescennini

Se ne parlava oggi in classe; questa è la cosa più moderna che ci si possa avvicinare; per ulteriori particolari, si veda wikipedia, sub voce.

sabato 20 settembre 2008

τρισκαίδεκα

Mentre stamattina in terza si parlava di lunghezze dei versi e di metri, alcuni fanciulli indagano sull'etimo di decasillabo ed endecasillabo, stupendosi di fronte al termine triskàideka.
Niente di strano, tranne il fatto che vado a Milano, risalgo sul treno e sfoglio il primo capitolo di uno dei quattro libri acquistati; inizia (benissimo, peraltro...) così:Vi farò sapere come prosegue.

PS: note sulla triskaidekafobia

Tragedie

Adelchi eroe romantico e morte del Conte di Carmagnola: file disponibili nella cartella di quinta.

lunedì 15 settembre 2008

Proposte teatrali

Nella cartella di quinta, un elenco di spettacoli interessanti tra cui scegliere quale/quali vedere insieme.

domenica 14 settembre 2008

«Di questo soffre il mondo della scuola, dell'indifferenza e dell'incomprensione»

Per i non-lettori de L'Eco di Bergamo, un interessante scambio epistolare pubblicato sull'edizione di oggi.

Albert Einsten diceva: «Non so con quali armi verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma so che la quarta verrà combattuta con clave e pietre», proprio come certe riforme della scuola che invece di migliorarla la riportano indietro. Si assiste al ritorno del maestro unico alle elementari, del 5 in condotta e degli esami di riparazione.
Quella degli esami a settembre credo tuttavia che sia una giusta riforma ma che non serva agli studenti in questo momento. I problemi più grandi della scuola di oggi sono il menefreghismo, la disattenzione in classe, il distacco che c'è tra gli alunni e professori e la mancanza di concentrazione a scuola e a casa. Tutto questo porta a fare fatica, ad avere una o più materie a settembre e di conseguenza ad una probabile bocciatura. Così mi chiedo: perché prima di rimettere gli esami di riparazione o il 5 in condotta, e di conseguenza installare una specie di regime del terrore, il ministro, gli insegnanti, i presidi non provano ad ascoltarci? Noi siamo il futuro di questo paese.
Non abbiamo bisogno di riforme inutili, del 5 in condotta, ma di ascolto per capire insieme quali sono i problemi e di cercare insieme di risolverli.
Jovanotti in una canzone scrive: «L'indifferenza è il più grave peccato mortale» ed è di questo che soffre il mondo della scuola, dell'indifferenza e dell'incomprensione, che a volte arriva al rifiuto degli adulti verso i ragazzi, due mondi che non comunicano più.
Quando si fa una riforma bisogna ricordarsi che la si fa per noi, per noi che facciamo fatica a tornare a casa dopo aver preso un brutto voto, per noi che la scuola è una rottura di palle, per noi che vorremmo spaccare il mondo, ma che invece siamo costretti ad ascoltare un insegnante svogliato, e a cui non gliene frega niente di noi. Secondo me il problema più grave della scuola di oggi è questo. Perché noi dobbiamo studiare, faticare, impegnarci mentre poi andiamo a scuola e ci accorgiamo che ci sono pochi professori che fanno il loro lavoro come andrebbe fatto? Come faccio io ad appassionarmi alla storia, al latino o alla matematica se il professore non mi dà stimoli, non mi fa appassionare alla materia ma si limita a spiegarmi le pagine e a farmi studiare. Che senso ha questo? Che senso ha farmi ripetere a memoria senza farmi ragionare, senza stimolarmi ad approfondire? Quindi anziché fare riforme che non servono, proviamo a selezionare i professori in base all'attitudine ai ragazzi, a seconda della capacità di comunicazione e poi ovviamente anche alla preparazione. Perché se no, ci credo che impicchiamo, che non andiamo a scuola. La scuola è sudore e fatica, noi lo sappiamo, ci passiamo un terzo della nostra giornata e sappiamo che dovrebbe essere il luogo dove noi ci formiamo e ci prepariamo ad una vita adulta, ma è difficile se l'istituzione ti si mette contro, che già siamo «inkazzati per questioni ormonali» così ci inkazziamo ancora di più! E allora sì che la scuola fa schifo se c'è un muro tra gli alunni e i professori e abbiamo paura di un insegnante.
Una volta un grandissimo personaggio mi disse che la scuola non valuta la tua intelligenza o la conoscenza ma solo l'attitudine allo studio. Bisognerebbe dunque far sì che anche le nostre intelligenze e la nostra curiosità venissero in qualche modo coinvolte e stimolate dalla scuola. Oggi occorre cercare un dialogo, come faceva una mia grande professoressa, se no non c'è futuro.
Giorgio R.
quest'anno ripetente

Caro Giorgio,
a botta calda sarei tentato di darti ragione su tutta la linea. Ma dopo aver riflettuto sulla tua lettera sono arrivato alla conclusione opposta, ossia che ti stai sbagliando. Le tue osservazioni sono in gran parte condivisibili, ma è il tuo approccio che rischia di non portarti da nessuna parte. Mi spiego.
È vero che nella scuola c'è tanta gente incapace di ascoltare e che molti professori sono privi di passione per ciò che insegnano e per le persone che hanno di fronte. Succede nella scuola e succede in tutti gli altri ambienti. Ma il tuo errore sta nel fatto che per mettere in gioco fino in fondo te stesso, ti aspetti che gli altri siano diversi da quello che sono. Si possono avere i peggiori insegnanti del mondo, ma ciò non pregiudicherà mai in maniera irreparabile la tua possibilità di imparare. Siamo persone libere, perdio, e libertà vuol dire non dipendere mai completamente dalle condizioni biologiche o familiari o sociali nelle quali ci troviamo a vivere. In altre parole, nessun cattivo insegnante impedirà mai a te di essere un bravo studente. Ti renderà la vita più difficile (ma la vita, lo imparerai presto, è difficile), e tuttavia, se il tuo compito è riuscire a scuola, tu sei chiamato, in qualsiasi condizione, a svolgerlo nel migliore dei modi, con passione e con responsabilità, altrimenti, fra qualche anno, finirai per assomigliare a quelli che oggi accusi di sordità. Dipende dalla nostra libertà e solo da quella il fatto di imparare qualcosa cercando di capirla, o studiarla soltanto per ripeterla a casaccio.
Tu insisti molto sull'incapacità degli insegnanti di dialogare con voi studenti. Ma essere ascoltati non può essere una pretesa. È un privilegio che capita qualche volta (non solo nella scuola). Un privilegio di cui essere riconoscenti. Capire ciò fa crescere la gratitudine per il professore «in gamba» che si incontra (ce ne sono tanti, come anche tu accenni parlando di una tua insegnante), evitando di accumulare rabbia nei confronti degli altri che, poveracci, sono solo come noi: distratti, presi dai loro problemi, sordastri alla vita. E il guaio peggiore di chi cresce accumulando pretese è che quando, fortunatamente, trova uno che lo ascolta, non si stupisce della sua eccezionalità, non è capace di rallegrarsi per quanto gli è capitato.
D'altra parte - e qualche volta te ne sarai certamente accorto - anche gli insegnanti si augurano di trovare qualcuno che, invece di ritenersi obbligato a seguire i loro discorsi, con l'unico scopo di portarsi a casa la sufficienza, sia davvero interessato a quel che insegnano. E quando questo succede, solitamente accade che anche l'insegnante da cui meno ce lo si sarebbe aspettato cambi il suo atteggiamento, perché sa di trovare almeno uno che lo ascolta nel modo in cui vorrebbe essere ascoltato. I ragazzi possono fare davvero tanto per i loro prof e ti garantisco che ne basta uno, di ragazzo interessato, in una classe, perché le cose mutino radicalmente anche senza riforma o con riforme sbagliate.
Tutto ciò non significa, ovviamente, che chi ha responsabilità non debba tentare di far arrivare in cattedra docenti all'altezza del loro compito e appassionati alla vita. Ma, se è vero come tu dici, che il futuro siete voi, non sarebbe male se, fin d'ora, vi attrezzaste per arrivare all'appuntamento entusiasti e disposti anche voi a quell'ascolto che tanto vi aspettate dagli adulti.
Caro Giorgio, non si può stare fermi a riva, aspettando che la vita offra le migliori opportunità. Molti tra gli uomini che hanno raggiunto grandi obiettivi sono stati spesso ostacolati nel corso della loro esistenza, ma più che a lamentarsi delle ondate si sono impegnati con energia a tenere forte e dritto il timone. Perché il mare è il mare e chi vuole attraversarlo non può pretendere che sia sempre calmo e che il vento spiri nella direzione giusta.
Tanti auguri per il tuo viaggio. In fondo, «ri-petere» vuol dire «chiedere di nuovo», ed è un'occasione per rimettersi in gioco. Che l'anno scolastico appena iniziato ti porti buoni frutti.
Ettore Ongis

sabato 13 settembre 2008

La prendo alla larga

Ci sono nozioni che fanciulle e fanciulli di quinta dovrebbero conoscere, se non in versione estesa, almeno in versione compendiata.
Sarà un anno lungo, mi sa...

Omne trinum est perfectum...

I 3 file visti oggi (siti utili, esercizi di stile e shimizé) sono nella cartella di terza.

mercoledì 10 settembre 2008

Di piedi e Ginevra

«Aver fatto il pedicure non consente di trinciare giudizi sulla chirurgia ortopedica e l'osteosintesi delle fratture»; grande intervento di Paolo Attivissimo a proposito dei pericoli che, secondo la stampa e qualche Cassandra, avremmo potuto correre oggi per l'effettuazione dell'esperimento ginevrino...

Se son rose, fioriranno...

Inizio non male, direi. Con i più grandi, in quarta ed in quinta, mi pare sia possibile partire a spron battuto; in terza c'è già chi s'è fatto (riconoscere).
Sì, fioriranno...

domenica 7 settembre 2008

Motivazioni

Trovo a pagina 30 de Il sole 24 ore di oggi tre colonnine di Chiara Somajni dedicate a un sito molto interessante: stickk.com. Un luogo virtuale per fare una promessa, prendere un impegno con se stessi e verificare nel tempo la propria coerenza. Per rafforzare motivazione ed impegno, perché non garantire di versare a un'organizzazione non-profit un importo predeterminato in caso di personale fallimento? E, affermano da Yale (patria del sito), tanto meglio se ci si impegna a versare il proprio denaro a un'organizzazione che contrasta con le nostre idee; aiuta nello sforzo ad essere fedeli a quanto promesso.
Beh, all'inizio dell'anno scolastico, auguri a tutti di buona motivazione, anche grazie all'eventuale supporto di stickk.

lunedì 1 settembre 2008

discombugogglamento

Meglio conoscere queste strane malattie...

È l'ultima settimana

Passo in mattinata da scuola e incontro (ben!) cinque alunni dell'ex-terza A che hanno da sistemare la questione della sospensione del giudizio; per loro, stamattina, c'era la prova di matematica. Per qualcuno si prospetta anche un secondo impegno, domani, con biologia; per i prof, tutti, l'avvio delle attività è fissato alle 14.30 con il Collegio dei Docenti.
Sarà l'occasione per vedere chi c'è ancora e chi sostituisce coloro che sono migrati ad altri lidi, al termine dello scorso anno scolastico. E poi, da mercoledì 10, l'avvio delle lezioni.
Credo sarà un anno un po' diverso dal solito, perché mi aspettano alcune novità: l'arrivo a scadenza degli impegni extrascolastici (e il sovraccarico degli "ultimi mesi" di attività), la probabile frequenza di un master, la speranza di qualche scazzo in meno, soprattutto con chi conosco da più anni.
Beh, facciamoci gli auguri!