mercoledì 30 marzo 2005

Quotidiano in classe - questionario

Gli studenti delle classi che hanno partecipato all'iniziativa "Quotidiano in classe" per l'anno 2005 sono invitati a rispondere ad un questionario, diponibile a questo indirizzo; la password di accesso è: Evaqupeb
L'inserimento della password è necessario per poter compilare il questionario.
Eurisko, la società incaricata di rilevare i dati, dà garanzia sul rispetto della normativa vigente in tema di privacy: la password infatti è uguale per tutti gli studenti e non consente di risalire a nessuno di loro in particolare. (Un commento personale: vediamo di non essere "coraggiosi nell'ombra"...)
La partecipazione all'indagine è possibile fino al 19 aprile.
I risultati consentiranno di valutare l'opportunità, o meno, di proseguire l'iniziativa nei prossimi anni.
Grazie, in anticipo, a tutti coloro che presteranno la propria collaborazione!

lunedì 28 marzo 2005

Supplemento di analisi testuale (quinta)

Grazie alla collaborazione del prof. Cammi, un'ulteriore esercitazione di analisi su un testo pascoliano dall'indubbio interesse, Nebbia, dai Canti di Castelvecchio, al solito posto.

Io? tra cattolicesimo e induismo...

Un test interessante, tutto da provare, qui.

sabato 26 marzo 2005

Buona Pasqua

A chi passa da queste parti in questi giorni di festa, auguri!

per i narcisisti,

un link

Concorsi

un paio di proposte davvero interessante per tante delle studentesse e tanti degli studenti che conosco e che hanno indubbie capacità di scrittura...
perché non provarci?
un augurio cordiale a tutti

ps1: vedi alla voce "concorso under 25", qui
ps2: vedi questo link.

pps: sono disponibile a pre-leggere i lavori per eventuali suggerimenti, correzioni o altro prima dell'invio per la partecipazione al concorso

venerdì 25 marzo 2005

Il primo di aprile...

...porta una lieta sorpresa per la terza A: l'assenza del prof. Ceretti e la cessione della sua ora al sottoscritto consentono di utilizzare le tre ore disponibili per una bella esercitazione scritta (volgarmente "tema") di italiano. Novità, novita!

ps: per avere un'idea di cosa vi potrebbe aspettare (ma non sarà di sicuro proprio così) andate a fare un salto nella cartella di quarta e guardate il file "temimarzo05"; vista l'imminente fine dell'anno, potrebbe anche essere di buon auspicio

martedì 22 marzo 2005

Scadenze

31 marzo: i dossier delle redazioni locali di terza e quarta scientifico, accompagnati dal necessario materiale di supporto, pervengono al docente...
Modalità per la redazione e la consegna, nel file disponibile qui (per evitare fraintendimenti, è quello dal titolo "lavori sui quotidiani").

Per chi ancora non avesse capito del tutto o, forse meglio, poco bene (epanortosi)

Il materiale sulle figure retoriche, la differenza tra articolo di giornale e saggio breve, è situato in questa sezione qui della cartella pubblica disponibile a questo indirizzo.

Professori di sinistra

(premesso che il pezzo è tratto da qui e che, come ogni provocazione, non è del tutto condivisible, credo vada comunque letto)

La classe più colta spesso è la più balorda dal punto di vista politico
Lunedí 21.03.2005 20:30
di Gianni Pardo

È noto che i professori sono prevalentemente di sinistra. Che lo siano oggi, nel momento in cui in tutta Europa questa parte politica è passabilmente democratica, si potrebbe anche comprendere. Ma essi sono stati a favore della sinistra anche quando il comunismo e l’Unione Sovietica di Stalin facevano un tutt’uno. La loro è una vocazione eterna. E tutto questo abbisogna d'una spiegazione.
I professori esercitano una professione che ha caratteristiche speciali. Mentre tutti gli intellettuali hanno da fare o con la realtà oggettiva (gli scienziati) o con adulti, i professori hanno da fare con minorenni: e rispetto ad essi hanno un piccolo potere. Questo implica che essi esprimano  idee senza contradditorio. Fra l’altro, i possibili contradditori non sono culturalmente attrezzati per dimostrargli che si sbagliano: e questo dà ai docenti un esagerato sentimento di sicurezza intellettuale.
I professori lavorano a reddito fisso: dunque, per loro, il reddito è sganciato sia dal rischio che dalla proporzione con lo sforzo. L’insegnamento è un dovere astratto cui corrisponde un’altra astrazione economica, lo stipendio. Questo produce un velo di disorientamento, rispetto alla realtà. Colui che s’è arricchito non viene visto come colui che è riuscito con merito a guadagnare più di altri ma come qualcuno indebitamente favorito non si sa da chi. Probabilmente dalla sua stessa immoralità. L’impresa non è dominata dal rapporto costi e ricavi ma dal dovere di distribuire paghe adeguate a chi vi lavora: tanto per i professori essa non può e non deve fallire, visto che in questo caso licenzierebbe dei lavoratori. Sta allo Stato salvarla. Il quale Stato a sua volta non può essere limitato e  costretto dai bilanci: deve tendere al Bene comunque e a qualunque costo, il quale del resto è un elemento secondario e ininfluente.
I professori non hanno coscienza delle tasse e per questo non si scandalizzano se si parla di aumentarle. Se gli si chiede quanto guadagnano, rispondono invariabilmente col netto; diranno magari che è troppo poco, ma non gli verrebbe mai in mente di guardare al lordo e di lamentarsi della differenza. Mentre un qualunque commerciante o piccolo imprenditore ha una coscienza acuta (e non raramente dolorosa) dello iato fra quanto guadagnato e quanto gli rimane in tasca dopo aver pagato le imposte.
I docenti hanno il compito di educare i giovani e per questo sono i corifei degli ideali della collettività. Predicano l’onestà, il disinteresse, l’amore per la cultura, e tutto ciò che la società reputa bello e morale. Per fortuna gli alunni non li prendono molto sul serio. Diversamente arriverebbero all’età adulta disarmati in un mondo di furbi e di semi-disonesti. Se pure avrebbero salva la vita, come ha segnalato una volta per tutte Erich Maria Remarque con “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. 
Tuttavia, a forza di parlarne, i professori riescono a convincere se stessi delle cose di cui non riescono a convincere gli altri. Ovviamente, il contenuto dei loro ideali è stato a lungo il Cristianesimo: i clerices in cattedra sono stati per secoli dei religiosi. Poi, con l’Illuminismo, il Cristianesimo ha perso parecchio smalto e, con il trionfo della scienza, si è cercato un corpus d’ideali che conciliasse speranze millenaristiche e mentalità scientifica. Il marxismo è sembrato fatto apposta per questo: coloro che prima indicavano la via del cielo sono passati ad indicare la via di Mosca.
Mettendo insieme tutti questi elementi si ha che i professori divengono dei Catoni intransigenti che guardano ai fini e non ai mezzi. Se lo Stato ha il dovere morale di fare qualcosa, DEVE farla e basta. Poco importa se possa o no permettersi una certa legge o una certa riforma: loro non si occupano di economia, anzi ne hanno un po’ schifo. Non sta a loro indicare dove trovare i soldi. Come Napoleone, hanno tendenza a dire che: l’intendance suivra[1]. E poiché ogni governo rimane lontano dalla realizzazione degli ideali, è ovvio che i professori abbiano la vocazione dell’opposizione.
Ma questo avviene in democrazia. Nelle autocrazie i professori sono spesso governativi perché la propaganda di regime – che come sempre si riempie la bocca di grandi progetti – mentre non inganna chi lavora per vivere, trova orecchie benevole in chi, per vivere, insegna. In fondo, piove sul bagnato. Ai docenti bastano i begli ideali e le belle parole.
Tutto questo spiega perché la classe che dovrebbe essere più colta e avvertita è spesso più balorda - dal punto di vista politico - degli operai e degli artigiani. I professori sono non raramente degli imbecilli che credono d’avere capito tutto e non hanno capito niente.

mercoledì 16 marzo 2005

c'era, non c'era, c'è

la simulazione di terza prova di latino, con le risposte corrette, nella cartella di quinta A.

martedì 15 marzo 2005

citazione da considerare...

Come va usato questo dossier argomentativo proposto dall’esercizio? Appare chiaro anzitutto che da questi spunti argomentativi non si deve prescindere: perché allora sarebbero forniti? Vanno sviluppati questi spunti? La risposta è nella consegna circa il formato del testo: "Non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo". Come tutti sanno, le quattro o cinque colonne di metà foglio corrispondono ad una cartella circa dattiloscritta. Questa che non è una semplice indicazione, ma una consegna, rende molto difficile pensare che chi scrive possa sviluppare un discorso particolarmente elaborato nella ricchezza argomentativa. E’ certamente vero che le fonti citate si prestano ad essere usate come spunto per lo studente che conosca in modo approfondito il problema proposto, ma è anche vero che proprio il formato imposto allo scritto esige che lo studente, se vuole ampliare l’argomentazione, abbia la capacità assai sofisticata di compiere una sintesi problematica. E’ invece forse più utile osservare che questo tipo di esercizio non richiede un’approfondita padronanza dei contenuti, che anche un ragazzo passabilmente impreparato sullo specifico problema trova nel dossier che gli viene proposto un materiale già molto variegato, che si presta ad essere "montato", cioè composto in un discorso argomentato, in un registro espressivo pertinente alla situazione comunicativa scelta. E’ importante che il docente abbia chiaro che lo scopo di questo esercizio è di consentire allo studente di evidenziare la sua competenza nella composizione di un testo argomentativo e la sua padronanza espressiva. E’ importante perché ciò ovviamente ha poi a che vedere con la valutazione dello scritto. Mentre in un esercizio di analisi testuale è essenziale (costituisce cioè il nucleo irrinunciabile di una valutazione di sufficienza) che uno studente dia prova di aver compreso come funzioni la struttura di un testo, come esso ottenga certi risultati espressivi, facendo collaborare tra loro strutture diverse (foniche, sintattiche, retoriche,...) e dimostri questa sua conoscenza attraverso un discorso argomentato capace di esprimere un giudizio e di motivarlo; in un esercizio di saggio breve o di articolo è invece essenziale che uno studente dia prova di saper comporre un’argomentazione e di sapersi esprimere con proprietà, dimostrando questa sua competenza nella scelta dei vincoli comunicativi e di un registro espressivo appropriato rispetto ad essi.

...se non come la bibbia, quasi

sabato 5 marzo 2005

Promemoria

per fanciulle e fanciulli di terza
8 marzo: il confronto "impossibile" tra Catullo e...
(incidentalmente: festa della donna)

per fanciulle e fanciulli di quinta
10 marzo: una delle quattro possibili esercitazioni di "tipologia A"

venerdì 4 marzo 2005

La neve non ci ferma

Sono disponibili al solito posto i file per le esercitazioni di tipologia A.
Novità: Pascoli, La tessitrice; Svevo, La coscienza di Zeno.

Nota: anche Svevo, come Pirandello, non si lascia comprimere in un unico pdf.

Quelli che fecero l'impresa (per non dimenticare)

Andata
18.15 orario previsto di partenza
prima comunicazione del ritardo previsto: 30 minuti
chiude alle 18.30 il servizio telefonico della biglietteria del teatro: come avvisare del fatto che i biglietti sono ancora a Treviglio ma qualcuno di coloro che è arrivato a Milano con altri mezzi, giustamente, potrebbe voler entrare?
seconda comunicazione del ritardo previsto: 50 minuti
(c'è chi ne approfitta per andare a mangiare, chi torna a casa per cambiarsi le calze; quelli che restano in stazione si perdono in elucubrazioni sul senso della vita e del mondo)
voci di "caduta della linea" a Cassano d'Adda
terza comunicazione del ritardo previsto: 90 minuti
il locale delle 19.00 per Porta Garibaldi è in ritardo di 10 minuti
l’interregionale delle 19.15 è in ritardo di 10 minuti
(però prendiamo quest’ultimo…)
A Lambrate ci pare meglio scendere per evitare possibili nuovi problemi
Si arriva alle 20.15 fuori da teatro, senza cena (i più…)

Dello spettacolo in altro post.

Ritorno
2 tornate in metro, ed i secondi che arrivano in stazione “al pelo”
l’ondata di ritardi si ripercuote sul cartellone delle partenze: nessuna notizia del regionale per Bergamo
si diffondono le voci più disparate: sul binario 13, dove avrebbe dovuto essere, il treno non c'è; c’è invece chi va al binario 21, su indicazione (errata...) dell'ufficio informazioni e della "voce-guida" della stazione; c'è infine chi, come il sottoscritto, si fionda al 22 (quello sfortunato sfortunato…)
il capotreno, mosso a pietà (e parzialmente convinto anche dalla minaccia leonina “chiamo i carabinieri”) aspetta l’arrivo della lieta compagnia (c'era pure lo stampellato)
si ritorna, un po’ in ritardo, un po’ trafelati, un po’ dimagriti

per fortuna, oggi non c’è scuola (grazie, Prefetto, grazie).