mercoledì 6 febbraio 2008

Analfabeti con laurea

«Dirimere un'ambiguità lessicale è un problema per un laureato su cinque. A dir la verità, anche solo comprendere la frase che avete appena letto è un problema per un laureato su cinque...» Da leggere.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Due osservazioni, senza troppi formalismi linguistici :-)
1. Questa situazione è indubbiamente la diretta conseguenza di una concezione scolastica di tipo puramente nozionistico. Si curano troppo i contenuti, senz’altro fondamentali, senza tenere in giusta considerazione la forma… quasi ridicolo, a ben vedere, in una società che praticamente in ogni altro settore vive di “apparenze” più che “sostanze”.
2. La cosa più allarmante che mi sembra di notare, tuttavia è una netta divergenza dei punti di vista sulla questione. Da una parte si inizia a prendere coscienza di questo imbarazzante stato della cose, dall’altra, ovvero da parte di molti studenti (che dovrebbero essere i più diretti interessati) questo problema non viene nemmeno preso in considerazione. Al contrario, incuranti della struttura linguistica, ora tendono a minare anche l’importanza dei contenuti: protestare perché vengono assegnate 180 pagine per un’esame?!?! INCONCEPIBILE! (Cosa faremo quando scopriremo che il nostro “dottore” oltre a non parlare forbito non conosce nemmeno la materia di cui dovrebbe essere “specialista”? e magari si giustificherà dicendo “non faceva parte del programma del mio esame”!?!?!?)

Prendo spunto da qui per aggiungere un’altra considerazione. Giusto l’altro giorno stavo riflettendo sulle modalità dell’esame di maturità. Premesso che ho affrontato lo scritto di italiano con un “saggio breve”, mi sento di sostenere vivamente la struttura del “tema classico”. (Anzi i temi sono la cosa di cui più sento la mancanza da quando ho finito il liceo!). Sono il modo più completo e organico per imparare a riempire una pagina bianca: per esercirtarsi a strutturare un’argomentazione, a esporre fatti e opinioni, per acquistare dimestichezza con grammatica e ortografia, per mettere alla prova la propria ricchezza lessicale e soprattutto sono un modo irrinunciabile per imparare a riflettere in maniera critica sugli argomenti da affrontare…
Credo che si potrebbe iniziare da qui, con un po’ di lungimiranza, a sanare questa grave ferita che dilania il mondo dei “laureati analfabeti”…

Anonimo ha detto...

ma è solo analfabetismo di ritorno o è proprio analfabetismo di partenza?

PS giusto ieri una mia compagna di palestra si lamentava perchè, nonostante avesse studiato per un giorno e nove ore, aveva preso solo 25 ad un esame di ben 160 pagine... :-(
ora vado in cantina a riprendermi le palle.

Anonimo ha detto...

meglio che non commento... avrei anch'io un pò di considerazioni da fare su questo punto. D'altronde al giorno d'oggi tutti vogliono laurearsi... e infatti sono sorte le "universita che sono adatte per tutti"! (tutti quelli che riescono a studiare almeno 150 pagine!)

Anonimo ha detto...

Per l'ultimo anonimo: sarebbe stato meglio davvero se non commentavi!! Che cos'è "pò"?! Un neologismo?| Dicasi prima elementare...

Anonimo ha detto...

Hai ragione, gravissima svista la mia, nemmeno un PO' giustificabile!
come dici tu: "sarebbe stato meglio davvero SE NON AVESSI COMMENTATO" (congiuntivi: dicasi terza elementare!)

Anonimo ha detto...

Secondo me non si tratta di analfabetismo di ritorno, ma proprio di una carenza di base!

Anonimo ha detto...

ma queste lotte grammaticali sul blog??? ahahah
saluti Luca