sabato 18 gennaio 2014

Schedati anche dalle ricerche

Scrive Roberto Casati a pag. 117 di Contro il colonialismo digitale - Istruzioni per continuare a leggere
Se cerchi informazioni su Gobetti e sei un progressista a Venezia riceverai risultati differenti da quelli che riceve un conservatore a Messina. Google analizza le tue ricerche passate per costruire un modello del tuo io online cui offrire dei risultati di cui anticipa che saranno pertinenti per te. Il modello è un filtro che ci nasconde una fetta di realtà, rimandandoci di continuo l'immagine delle nostre preferenze. Il meccanismo di retroazione è rapido e temibile: Google costruisce un modello sulla base dei tuoi click ed altri dati, ti propone delle risposte, tu fai click sulle risposte che propone, visto che le trovi pertinenti, nutrendo a tua volta il modello, che ti propone a sua volta altre risposte sempre più «pertinenti», eccetera. Alla fine, è inevitabile, l'orizzonte delle risposte si restringe perché le tue risposte convergono. Google News impara quali sono le tue preferenze ideologiche e richiude a poco a poco l'orizzonte al di là del quale forse ogni tanto vale la pena di guardare.

sabato 4 gennaio 2014

A proposito dell'(ab)uso di Instagram

Ha scritto Roberto Cotroneo nella sua rubrica su Sette ieri, 3 gennaio 2014

È chiaro che questo esporsi è un modo per combattere l'angoscia dell'assenza, è un modo per colorare con tinte acide un quotidiano immobile che fissiamo di continuo, come un discorso che non arriva da nessuna parte. (...)
Il mondo dove vivo, gli oggetti che mi circondano, i muri della mia casa, le finestre sui miei cortili ora sono di tutti, perché niente di ciò che mi circonda è più mio. Così l'intimità diventa una forma capovolta di distanza, l'intimità è estraneità, un pensiero che torna a se stesso senza guardare oltre. Non è un caso che si scattino solo foto del proprio volto. Non è un caso che l'obiettivo più usato sugli smartphone sia quello frontale: lo schermo del proprio cellulare fa da specchio e non finestra sul mondo. 

venerdì 3 gennaio 2014

Le idee vanno condivise

Marcello aveva tentato di farle capire che le idee sono tali in quanto tu puoi comunicarle agli altri, che se le tieni per te non servono a nulla, anzi, non sono nemmeno idee. 
(Luciano Bianciardi, Il lavoro culturale)

giovedì 2 gennaio 2014

«Non c'è plurale nel mondo di un figlio unico»

A Maurizio non veniva così facile dire «noi», perché non c'è plurale nel mondo di un figlio unico, educato dalla solitudine a diventare per sempre l'unica misura di se stesso. A Cabras col «noi», invece, bisognava farci i conti, perché i suoi nonni, i vicini di casa dei nonni, i loro figli e i bambini dei loro figli parlavano tutti di sé al plurale con la ronzante fluidità di uno sciame d'api intorno all'alveare.
(Michela Murgia, L'incontro)

mercoledì 1 gennaio 2014

La marcia della pace è come il bucato

Se partecipare alla marcia per la pace serve a sciacquarsi la coscienza e sentirsi “un po’ migliori” di altri, beh, allora hanno ragione coloro che la criticano.
Se invece il partecipare significa, con gesto piccolo ed ordinario, riconoscere la propria responsabilità nel quotidiano perché la pace possa essere costruita – a partire dalla propria famiglia, dal proprio condominio, dalla propria città e via via crescendo – giorno dopo giorno, allora è un’azione di cui anche oggi abbiamo necessità.
Abbiamo la fortuna di vivere un periodo che ci sta riportando a riflettere sulla grandezza delle piccole cose, proprio come capita in una famiglia. E nella dimensione della fraternità (che è sempre totale, e non graduabile come altre condizioni quali gioia, tristezza, ecc.) ci stanno l’aiuto reciproco, il piano di parità, la corresponsabilità delle azioni concrete.
A ciascuno di coloro che con me oggi ha partecipato a Treviglio alla marcia per la pace, l’augurio di poter proseguire giorno per giorno l’impegno ai piccoli gesti di costruzione della pace.
È come, per chiudere con un esempio di famiglia, quando si fa il bucato: si diffonde il profumo di pulito e c’è la gioia per un compito “ordinario” ma indispensabile.
Il profumo della fraternità, condizione indispensabile per la pace – qui ed in ogni luogo – possa essere ciò che ricerchiamo ogni giorno, da Treviglio.