giovedì 29 novembre 2007

Un appuntamento per tutti

Stasera Benigni su Raiuno "legge " il quinto dell'inferno.
"Ci faremo dire da Dante cos'è quella nostalgia dell'infinito, quella ventata di annientamento che ci precipita addosso quando ci si innamora e smantella tutta la nostra vita, quella sensazione felice, pericolosa e rara che unisce sensualità e tenerezza e ci rende immortali". "Ce lo faremo dire da lui - conclude Benigni - con parole antiche e commoventi che hanno attraversato i secoli per posarsi sulle nostre labbra. Nulla di solenne, semplicemente la bellezza. A giovedì"

lunedì 26 novembre 2007

domenica 25 novembre 2007

Tra un anno

Potrò conoscere anch'io la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto; per ora mi accontento...


PS: rinnovo gli auguri ad Alessandro (exalunno di qualche anno fa – visto ieri online) e Laura (non-exalunna di qualche anno fa – incontrata, sempre ieri, per caso in gastronomia...)

martedì 20 novembre 2007

Virgilio va in quarta

Un suggerimento per ciascun gruppo:
fate un salto qui; fenomenale la quantità di spunti e risorse disponibili!

sabato 17 novembre 2007

ἐργαζόμενος πολὺ φίλτερος ἀθανάτοισιν

Lavorando sarai molto più caro agli dèi
(Esiodo, Le opere e i giorni)

Partono le attività per i lavori di gruppo su Eneide 2, 4 e 6.


Per un quadro generale, l'introduzione di Wikipedia.

Tra i siti del mondo accademico
segnalo quello del dipartimento di Lettere Classiche dell'Università di Bologna per la rassegna di fonti virtuali, aggiornata e interessante (Virgilio è il penultimo autore, a fondo pagina...);
all'Università della Pensilvania già 10 anni fa si sono spinti fino a creare la pagina domestica P. Virgilii Maronis.

Ho recuperato (ma voi saprete fare di meglio) una sola traduzione recente ed integrale (e sulla cui bontà non si giura...) dei testi da leggere, quella del quarto libro che i coraggiosi potrebbero affiancare alla lettura del testo, fatta da di Wilfried Stroh, professore di filologia classica all'Università di Monaco di Baviera;
semplicissima da trovare in rete ma più difficile da comprendere (e già giuliacriticata...) la "classicissima" traduzione di Annibal Caro;
per gli esperti di lingua inglese, una versione ipertestuale molto interessante.

Si trova un corredo iconografico di un certo rilievo in queste immagini dai manoscritti Vat. Lat. 3225 e 3867.

(fine del primo post)

Eneide 2, 4 e 6

Per l'avvio dei lavori di gruppo, ho posizionato nella cartella di quarta il file integrale con la versione (grazie Antonio, grazie Marco...) dei libri secondo, quarto e sesto dell'Eneide.
Beh, lascio a ciascuno di voi l'onere del "copia&incolla" della sezione che interessa; a tra poco con qualche interessante spunto sitografico.

Del romanzo (storico)

Valerio Massimo Manfredi intervistato in occasione dell'uscita del suo ultimo romanzo, L'armata perduta. La pagina dell'intervista, integrale, è nella cartella di quinta, utile per la riflessione aperta durante l'anno scolastico su questo genere letterario.

venerdì 16 novembre 2007

De me scripserunt

Entrare in una classe, come mi succede ogni anno in terza, significa iniziare di nuovo a mettersi in gioco con una trentina di persone. Fa piacere vedere che la sfida si rinnova costantemente e che c'è chi ha il coraggio di togliersi qualche sassolino dalla scarpa anche in un testo descritttivo. Ho raccolto –rispettando eventuali errori– almeno una frase per ciascuno, ad memoriam servandam.

Il mio attuale professore di Italiano insegna la materia di Italiano nella mia classe. (RT)
Non è severo, perché ogni lezione chiedo a lui di farmi andare in bagno e senza domandarmi il perché mi lascia. (RT)
Ha un modo particolare di spiegare: legge i brani, a volte fa le parafrasi e il resto lo lascia a noi. (LB)
Anche se è un uomo apparentemente perfetto, anche nel modo di vestire sempre appropriato ed elegante, secondo me cala nei suoi metodi di valutazione che utilizza con i suoi alunni. (AD’A)
Nonostante queste “torture” (TVB, TVTB, TAT) il professore dimostra la precisione che esige nelle sue spiegazioni. (MO)
Il mio attuale prof di italiano è un uomo dall’età compresa tra i 50 e i 55 anni, è abbastanza alto e magro. (MV)
Come hobbie penso che gli piacia leggere e navigare su internet alla ricerca di testi che i suoi alunni possono aver scaricato. (MV)
Sa essere demenziale e sagace allo stesso tempo. (FT)
Un’uomo abbastanza alto, robusto e con uno spiccato senso dell’umorismo, che spesso si trasforma in insulti rivolti alla classe. (RP)
Normalmente parlando di un professore di italiano o di qualunque altra materia ci si aspetta un uomo molto serio, ma lui non è così. (ST)
Me lo avevano descritto come “quel professore con i capelli quasi bianchi e che quando si siede, visto che principalmente usa la cattedra al posto della sedia, gli si vede un metro di calzini”. (ST)
È un uomo direi sulla quarantina d’anni anche se ignoro la vera età (perché non la chiedo? ho paura di essere insultato). (PV)
Sono sicuro che a fine quinta avrò un’opinione diversa, forse un po’ peggio, forse un po’ meglio. (PV)
Ha una corporatura non molto robusta, fatto dovuto anche alla mancanza di attività fisica: infatti pur essendo abbastanza alto è piuttosto paffutello. (MA)
Quando non era ancora mio prof indossava la giacchetta senza mettere le braccia nelle maniche, la teneva sulle spalle, cosa che quest’anno gli vedo fare di meno. (FD’A)
Fa cose che altri prof non fanno; tra queste ci sono il fatto di lasciare aperta la porta d’ingresso della classe, il grande numero di battute che fa e soprattutto la volgarità di certe sue informazioni, per fortuna non altamente offensive ma insolite per un prof. (FD’A)
Durante le spiegazioni assume una postura gobba. (FD’A)
Scavando nei ricordi, lo ritrovi in prima, il primo giorno di liceo, tutti silenziosi e lui come introduzione all’anno ti presenta l’uso degli smile. (PF)
La cosa più strana, che non era mai successa prima, è che il professore dice parolacce. (FB)
Dice sempre in modo chiaro quello che pensa anche se a volte rischia di offendere le persone. (FB)
Quando spiega la lezione non fissa mai i suoi alunni perché gli è stato detto che incute paura, bensì fissa i muri della classe. (LP)
Le sopracciglia spesso si inarcano nel commento spietato di qualche risposta. (MB)
Porta folti capelli brizzolati, orientati verso destra, che sottolineano la piccolezza delle orecchie. (LF)
È solito anche usare un linguaggio molto vicino a quello che usiamo noi, alternato però ad alcuni termini aulici. (FP)
Ai suoi ragazzi, in qualità di “padre culturale”, sfoggia spesso un sorriso sadico ed ambiguo che rispecchia i pensieri del momento. Generalmente mostra il sorriso quando dà l’annuncio di verifiche o interrogazioni e si compiace nel vedere espressioni di terrore nei volti di studenti non preparati. (FP)
L’aspetto esteriore può ingannare: è proprio vero che l’abito non fa il monaco. Sempre rigorosamente scarpa elegante, giacca e cravatta portano a pensare a una persona severa, rigorosa e seria. Tutto ciò che non è, almeno in classe. (CM)

giovedì 15 novembre 2007

È fatta

da L'Eco di Bergamo di oggi.
(il mio primo – ed unico, credo... – assegno da 6,8 milioni di euro)

sabato 10 novembre 2007

«Non si butta via niente»

Memori del detto che ha costellato il loro triennio, stamattina Nicola e Roberto (in rigoroso ordine alfabetico, sia per nome che per cognome) hanno presentato agli attuali alunni di quinta i lavori da loro prediposti lo scorso anno per l'apertura del colloquio di maturità:
Dante fra terzine e quarta dimensione (nella cartella di quinta è disponibile il file distribuito durante l'esposizione)
I Nirvana, ultimi Scapigliati.
Ci sono cose che fanno piacere; tra queste è vedere come un lavoro di ricerca, svolto con passione ed interesse, possa suscitare altrettanto interesse e spingere qualcuno, magari renitente, a darsi un po' da fare.

PS: nell'ora successiva, invece, gli esiti della "compilazione assisitita" del bollettino per l'iscrizione all'Esame di Maturità m'hanno parzialmente portato alla depressione... :-)

lunedì 5 novembre 2007

Viewpoints


Ci sono inaspettate carte geografiche che consentono di vedere il mondo con occhi diversi. Per fortuna.

domenica 4 novembre 2007

Il tamburino delle masse

Mentre aspetto la consegna a domicilio dei volumi "Storia della bruttezza" e "Vita morte miracoli", di cui parlo nei post precedenti, mi dedico alla lettura di Hitler e l'enigma del consenso di Ian Kershaw. Non l'avrei mai letto, se non me l'avessero consigliato al corso di aggiornamento che ho appena terminato di frequentare; penso possa interessare/affascinare chi intende affrontare una questione ancora dibattuta: «In che modo è stato possibile che un individuo così mediocre, un signor nessuno, sia arrivato ad esercitare un influsso tanto drammatico sui destini di uomini e nazioni, a scatenare un secondo conflitto mondiale e istigare il più terribile genocidio di tutti i tempi?»

giovedì 1 novembre 2007

Nella lista della spesa

...un succedersi di meschino, debole, banale, casuale, arbitrario, rozzo, ripugnante, goffo, orrendo, insulso, nauseante, criminoso, spettrale, stregonesco, satanico, repellente, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, spaventoso, abbietto, mostruoso, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, ignobile, sgraziato, spiacevole e indecente...


Astenersi da un libro così è un crimine, per me

Un libro

proprio adatto a questi giorni: "Vita morte miracoli" di Stefano Lorenzetto, Marsilio Editore.

Questo volume raccoglie una serie di dialoghi con i camici bianchi sui dilemmi che la bioetica pone alla società e su come la coscienza individuale può affrontarli. Ma presenta anche le drammatiche testimonianze di persone comuni che sono state duramente provate dal destino, che hanno toccato con mano la forza del soprannaturale, che si sono interrogate sul senso dell’esistere. (...) La prefazione di Giuliano Ferrara sulla banalizzazione della morte e la postfazione di Luigi Amicone ispirata a un lancinante caso personale rendono ancora più evidente una verità che sembra sfuggire all’uomo d’oggi: «È la concezione che abbiamo della morte a decidere la risposta a tutte le domande della vita».