sabato 30 dicembre 2006

Attaccàti all'orinatoio

Anche gli oggetti ordinari possono assumere su di sé qualcosa del “sublime secolare” grazie alla loro capacità di ridefinire le strutture sociali e il proprio posto all’interno di esse. Grazie a questi significati, gli artisti sono in grado di accendere passioni inserendo oggetti ordinari nelle nature morte, nei collages o come arredo scenografico. L’orinatoio che Duchamp ha esposto in una galleria d’arte è riuscito a scandalizzare non soltanto perché si trattava di un comune articolo di serie, ma anche perché l’artista accostava a un contesto di cultura elevata un accessorio a connotazioni fortemente degradanti.
A livello più profondo, gli oggetti non esprimono solo contenuti sociali, ma rendono anche possibili significati della più diversa natura.
Il fatto che un orinatoio serva a fare pipì – su questo siamo tutti d’accordo – è la base di un patto sociale sul quale Duchamp specula per realizzare la sua birichinata. Di fronte all’intrinseca ambiguità di tutto il reale, e alla fastidiosa sensazione di trovarsi sempre sull’orlo del disordine esistenziale, gli oggetti operano per conservare significati più o meno stabili, solidi e accessibili agli altri così come a noi stessi. Costituiscono la base tangibile di un universo che le persone possono percepire come universo comune, sono oggetti che possiamo considerare “reali” grazie a un consenso sufficientemente stabilito. La presenza di beni di consumo aiuta ad ancorare la coscienza e a proteggerla dalla vertigine sociale che comporta il fatto di vivere in un universo di significati casuali e terribilmente instabili. (…) I beni di consumo ci offrono una base, in molti diversi modi, compreso il loro uso, per far nascere un sentimento di realtà sociale. Ci aiutano a stare bene.

Le considerazioni di Harvey Molotch, autore di Fenomenologia del tostapane. Come gli oggetti quotidiani diventano quello che sono (pag. 17-19), legano in modo interessante i contenuti del libro di Bauman, Vita liquida, con il tentativo di spiegare la provocazione "artistica" di cui s'era parlato in quinta un paio di settimane fa...

Vita digitale

Siamo le risposte che diamo ma anche le domande che facciamo.
E se Google, nella perfezione del digitale, ci dice quali sono state le espressioni più ricercate nel 2006, abbiamo davvero colto lo "spirito del nostro tempo" (che i colti chiamano Zeitgeist...)

venerdì 29 dicembre 2006

Riflessione di fine anno

I prodotti di consumo oggi ci promettono di non essere invadenti né noiosi. Ci asscurano che ci devono tutto e non vogliono nulla in cambio. Ci promettono di essere subito pronti per l’uso, di offrirci una soddisfazione immediata che non richiede né lungo apprendistato, né un risparmio prolungato: essi ci gratificano senza indugi. Ci giurano con la mano sul cuore che sapranno accettare il momento in cui prederanno i nostri favori e che quando il loro tempo sarà finito ci lasceranno tranquillamente senza proteste, astio o rancore.
Ne consegue un altro attributo che un ‘oggetto di consumo’ deve avere: una postilla al suo certificato di nascita – stampata in caratteri piccoli ma leggibili, chiara e rassicurante – che dichiara ‘destinazione finale: pattumiera’. Lo scarto è il prodotto finale di qualsiasi azione di consumo. La percezione dell’ordine naturale delle cose nell’attuale società dei consumi è un diretto capovolgimento di quello che caratterizzava la società dei produttori, ormai superata. Ciò che in quest’ultima era solido e duraturo era la parte utile, estratta da materie prime correttamente rielaborate, mentre a venir destinati allo smaltimento immediato e all’oblio erano i residui superflui e i rifiuti. Ora è invece la parte utile ad avere vita breve, volatile ed effimera, lasciando campo libero, di volta in volta, alla nuova generazione di prodotti utili. Solo lo scarto tende ad essere (ahimè) solido e durevole. ‘Solidità’ è ormai sinonimo di ‘scarto’.

Suggerisco a tutti coloro che hanno interesse a incontrare un'interpretazione suggestiva dell'attuale way of life Vita liquida di Zygmunt Bauman (dalle cui pagine 95-96 è tratta l'ampia citazione).

giovedì 28 dicembre 2006

San Leopardi

Fioccano, nel messaggio precedente, gli auguri di Natale e di buon anno.
Ringrazio tutti gli anonimi àuguri, dedicando soprattutto a loro (ma anche a chi passa soltanto di qua, senza commentare) il brano che segue, di amara saggezza, tratto dalle Operette Morali di Leopardi.

DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

venerdì 22 dicembre 2006

Leggiamo un romanzo distopico

Per Debbby, che qui chiede notizie, e per tutti coloro che –in terza– se ne fossero dimenticati: il libro da leggere durante vacanze è Flatlandia, di Edwin A. Abbott.
Dalla pagina dedicatagli su wikipedia si può accedere all'edizione integrale inglese.

martedì 19 dicembre 2006

Al ritorno, in quarta

Torquato Tasso
Teoria
tutte le pagine riguardanti l’argomento e comprese dalla 336 alla 429

Testi*
T2 “O bella età de l’oro” (pag. 348)
T4 “Meraviglioso e verisimile” (pag. 359)
T5 “Il proemio” (pag. 382)
T6 “Tancredi e Clorinda” (pag. 385)
T8 “La morte di Clorinda” (pag. 397)
T9 “La selva di Saron” (pag. 402)
T10 “Rinaldo nel giardino di Armida” (pag. 408)
T11 “Rinaldo nella selva di Saron” (pag. 417)

Il petrarchismo
Teoria
pag. 434-440

Testi*
T1 “Crin d’oro crespo e d’ambra tersa e pura” (pag. 442)
T4 “Voi, ch’ascoltate in queste meste rime” (pag. 448)
“Chiome d’argento fini, irte ed attorte” (pag. 452)


Il teatro
Teoria
pag. 468-476

* aderendo a gentili richieste, per comodità degli studenti cito il testo secondo il titolo riportato sull’antologia ricordando a tutti che sarebbe opportuno, invece, esplicitare opera e passo…

Il giro su Dante

Teoria
pag. 348-355; 379; 385-386; 401-402; 406-407; 413; 418-431

Testi*
Vita Nuova, cap. 1° (pag. 355)
T1 “Il valore simbolico del numero 9” (pag. 356)
T2 “Amore in sogno” (pag. 359)
T3 “La prima donna dello schermo” (pag. 364)
T4 “La seconda donna dello schermo” (pag. 366)
T5 “Il saluto” (pag. 367)
T6 “Donne ch’avete intelletto d’amore” (pag. 369)
T7 “Tanto gentile e tanto onesta pare” (pag. 375)
T10 “Il naturale desiderio di sapere” (pag. 386)
T11 “In difesa del volgare” (pag. 390)
T13 “I quattro sensi delle scritture” (pag. 397)
T 17 “Epistola a Cangrande” (pag. 413 – dalla riga 56)

Commedia, Inferno
Lettura, parafrasi e commento dei primi sette canti



* aderendo a gentili richieste, per comodità degli studenti cito il testo secondo il titolo riportato sull’antologia ricordando a tutti che sarebbe opportuno, invece, esplicitare opera e passo…

domenica 17 dicembre 2006

«...e in van l'Inferno vi s'oppose...»

Stiamo verificando in quarta, leggendo la Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, come l'autore evidenzi criticamente lo scontro eterno tra bene e male. Direi che questo filmato, direttamente dalle pagine online del New York Times, aggiunge un ulteriore tassello alla battaglia tra buoni e cattivi (e consente di ripassare un po' di inglese...).

Errore

Mi sono accorto solo ora che i link dell'intervento per fanciulle e fanciulli di terza su saggi/articoli di giornale erano errati; chiedo scusa (ho rimediato).
In ogni caso, meglio fare uso del link "Qui, il megadeposito dei file per terza, quarta e quinta", posto al lato destro della pagina, che funziona sempre...

Condivisore di sentimenti

Una delle applicazioni più interessanti, e graficamente piacevoli, della rete: www.wefeelfine.org scandaglia i blog e ne organizza sistematicamente i contenuti che abbiano a che vedere con stati d'animo, emozioni ed altro...

sabato 16 dicembre 2006

La prima volta

Nella cartella dei "materiali" ho reso disponibili alcuni file interessanti:
* "Catturate i cani", un esempio di articolo di cronaca
* "D'Alema sì o no", esempi di articoli di opinione (argomentativi)
* "Fenomenologia di Mike Bongiorno", un saggio (non molto breve) giocato sull'ironia e sulla analisi
* "Regole per articoli o saggi", un breviario di indicazioni utili (oltre a quelle recuperabili dal volume "Strumenti", già viste in classe).

Come «E cosa c'entra la prima volta?» Beh, terzane e terzani porteranno entro mercoledì il loro primo articolo di giornale/saggio breve (i cui argomenti sono disponibili nella cartella di terza).

sabato 9 dicembre 2006

«Come fa il professore a stabilire il voto?»

Cercavo sabato scorso al Blockbuster di Treviglio un’edizione in cassetta o in DVD di Sesso e Potere o di Seven, da proiettare come film trimestrale in quarta; non ho trovato né uno né l’altro.
Ma, potere della casualità, ho messo le mani su Ehi, prof, di Frank McCourt, Adeplhi da cui riporto questo passaggio, che m’è piaciuto.

Gli alunni seri non sono soddisfatti. Dicono che nelle altre classi l’insegnante gli dice che cosa devono sapere. L’insegnante lo spiega e tu lo devi imparare. Poi l’insegnante fa l’esame e uno prende il voto che merita.
Gli alunni seri dicono che è bello sapere in anticipo cosa si dovrebbe sapere, così uno si mette a impararlo. In questa classe invece non si sa, e quindi come facciamo a studiare? E come caspita facciamo a valutarci da soli? In questa classe si vive alla giornata, e alla fine del quadrimestre sorge il grande interrogativo: come fa il professore a stabilire il voto?
Ve lo dico io come stabilisco il voto. Prima di tutto, come avete frequentato il corso? Anche chi è rimasto in silenzio all’ultimo banco ma ha ragionato sulle discussioni e sulle letture avrà imparato qualcosa. Secondo: avete partecipato? Al venerdì vi siete alzati in piedi e avete letto qualcosa? Qualunque cosa: racconti, articoli, poesie, opere teatrali. Terzo: avete commentato i lavori dei vostri compagni? Quarto, e questo sta a voi stabilirlo: siete in grado di riflettere su quest’esperienza e di chiedervi che cosa avete imparato? Quinto: siete rimasti lì, con la testa fra le nuvole? Se sì, non buttatevi giù.
A questo punto l’insegnante si fa serio e pone il Grande Quesito: D’altra parte, che cos’è l’istruzione? Cosa si fa in questa scuola? Voi potreste rispondere che volete diplomarvi per andare all’università e prepararvi a una professione. Ma non è tutto qui, cari colleghi studenti. Io stesso ho dovuto chiedermi che cavolo ci faccio in quest’aula. E sono arrivato a formulare un’equazione: alla lavagna scrivo alla sinistra una P maiuscola, a destra una L, e poi disegno una freccia che va da sinistra a destra, da PAURA a LIBERTA’.
Non credo che sia possibile raggiungere la libertà assoluta. Ma quello che sto tentando di fare io con voi è mettere la paura alle strette.

(pag. 302-303)

venerdì 8 dicembre 2006

Riso soffiato & cioccolato

Ieri mattina, dopo aver accompagnato la quinta al ritiro pre-natalizio nelle prime 4 ore di scuola, ho finito la giornata con due ore, nella stessa classe, introducendo il Decadentismo attraverso un paio di poesie di Pascoli. Non ero in gran forma: un eccessivo accumulo di stanchezza ed il calo di pressione/zuccheri m'hanno convinto a bidonare gli appuntamenti pomeridiani per starmene quieto quieto a casa.
È stato fantastico: un pomeriggio di ozio, lo definirebbero così i miei alunni più grandi, che m'ha rimesso in sesto.
Oggi, invece, mattinata in Città Alta, per la messa solenne in Basilica e, prima di tornare a casa, un salto dal fornaio per prendere, tra le altre cose, un bel pezzo di riso soffiato & cioccolato.
Non c'è modo migliore per tirarsi su, definitivamente.

mercoledì 6 dicembre 2006

Dicembre peloso, dicembre virtuoso?

Non so per quale strano motivo questo mese mi porta a parlare di peli:
oggi in terza citavo il "tagliapeli rotante da naso" cui facevo riferimento (quasi) un anno fa, su 'sto blog, celebrando i 13,2 cm di lunghezza dei peli delle orecchie di Radhakant Bajpai*;
c'è chi (già detto anche questo) coi peli del naso scrive messaggi,
ma la novità di oggi è che c'è anche chi comunica depilando una schiena.


*e quanto saranno cresciuti in un anno?