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«Sconsigliò sempre sia la filosofia come professione che la carriera accademica, sostenendo (certo a ragione) che non è possibile essere allo stesso tempo persone serie ed oneste e professori universitari. La filosofia era per lui una sofferenza: credeva che non fosse possibile pensare decentemente se non si vuole farsi del male, e che pensare fosse come nuotare (nel senso che si ha tendenza a stare in superficie, mentre andare in profondità richiede uno sforzo). Si lamentava che il suo pensiero fosse sistematicamente frainteso (oltre che plagiato), senza abbandonare però la pretesa di esporlo soltanto in forma poetica (criterio in base al quale la sua opera andrebbe forse giudicata).»
Così scrive Piergiorgio Odifreddi nell'articolo Ludwig Wittgenstein: il guru e la mosca stregata; beh, mi sembra di poterci trovare qualche analogia...
1 commento:
grande pippo!!!
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