(...) Infine, a scuola bisogna riconoscere che prevale, ed è premiata, molto di più la cultura del comportamento strumentale rispetto a quella del comportamento finale, molto di più la cultura dell’utile rispetto a quella del disinteressato. Un libro letto per piacere vale meno, infatti, in termini di potere di scambio nel profitto, ma anche in termini di “fama” genericamente scolastica, di un libro letto per obbligo. Allo stesso modo un ragazzo che studia volentieri è un “ingenuo”, mentre chi studia per il bel voto o per il diploma è un “furbo”, ecc.
L’idea che, a scuola, la meta sia in ogni momento del viaggio e non solo alla sua fine (titolo di studio) non raccoglie molti consensi reali, anche se, proprio per questo strabismo sostanziale, capita sempre più spesso che, giunti al termine, convenga certificare sul piano formale che molti sono giunti nella città di destinazione anche se non è vero.
L'intervento completo di Giuseppe Bertagna è diponibile nella cartella "approfondimenti e altro".
Nessun commento:
Posta un commento