Tratto da "Prima persona" di Giuseppe Pontiggia, un pezzo unico sull'importanza dell'interpretazione. Da leggere, per forza.
Wagner e Garibaldi ad Acireale
Scopro su "Diario" una storia zen che ha come protagonisti Wagner e Garibaldi.
Nell'articolo di Roberto Alajmo sul soggiorno di Wagner a Palermo, tra il 1881 e il 1882, si racconta l'incontro a distanza, avvenuto ad Acireale, tra l'inventore della musica dell'avvenire e l'eroe dei due mondi.
Il treno che trasporta Garibaldi si ferma alla stazione, proprio di fronte all'Hotel delle Terme, residenza temporanea di Wagner.
La folla acclama.
Il compositore in vestaglia scende in strada e chiede al direttore dell'albergo chi è quel vecchio acclamato dalla folla.
Il direttore dell'albergo gli risponde che è l'eroe dei due mondi.
Wagner dice: «Ah!».
A sua volta Garibaldi, vedendo dal treno quella figura venerabile in vestaglia, chiede chi sia.
Gli viene risposto che è l'inventore della musica dell'avvenire.
Garibaldi dice: «Ah!».
Nessuno dei due si muove, il treno riparte.
È un evento che nella storia dell'Occidente – come si suole dire per convenzione astronomica – non ha uguali. Due uomini epocali suggellano il loro muto incontro con l'interiezione più arcaica: «Ah!».
Viene cosi risparmiata ai posteri ogni frase memorabile e ci si limita a un lascito esemplarmente alieno da ogni volontà dimostrativa ("Ah!"), da ogni entusiasmo edificante ("Ah!"), da ogni scoperta della comune matrice storica, ("Ah!"), da ogni irrinunciabile impegno, compito o missione ("Ah!"), da ogni abbraccio fraterno ("Ah!").
Ci viene offerta invece l'immagine familiare e dimessa di una curiosità rassegnata ("Ah!"), di una concentrazione distratta ("Ah!"), di una Storia centripeta trasformata in Storia centrifuga ("Ah!"), di un presentimento della fine ("Ah!"), di una evasione privata ("Ah!"), di uno scandaglio intimo ("Ah!").
Anche "Ah!" del resto, secondo alcuni grammatici, è una frase. Solo che ne contiene così tante, da diventare alla fine la più ricca ("Ah!") e la più completa ("Ah!").
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