«I Babilonesi facevano il tifo per il fegato, ritenendolo l'organo da cui scaturivano l'emozione e lo spirito. I Mesopotamici tifavano per entrambi, assegnando l'emozione al fegato e l'intelletto al cuore. Erano certamente dei rappresentanti del libero pensiero, perché assegnavano un'ulteriore porzione dell'anima (l'astuzia) allo stomaco. (...) Con gli antichi Greci il dibattito sull'anima mutò nel più familiare "cuore vs cervello" e il fegato retrocesse a un ruolo subalterno. Siamo fortunati che sia andata così, altimenti ci ritroveremmo con Céline Dion che canta Il mio fegato ti appartiene e i cinema che danno Il fegato è un cacciatore solitario. Ogni canzone d'amore spagnola che contenga la parola corazòn, cioè tutte, riporterebbe invece quella, un tantino meno melodica, di higado, e gli adesivi annuncerebbero "I [simbolo del fegato] il mio cane pechinese"».
Alla interessante notazione di Mary Roach in Stecchiti - Le vite curiose dei cadaveri, Einaudi, pag. 138, mi viene da aggiungere che in italiano cuore rima con sole e amore, come ben sanno i miei alunni; ma fegato? un'intera tradizione poetica e 50 anni di festival di Sanremo da buttare a mare...
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