Credo sia normale; si parte a novembre dicendo “basta che mi diano 60 ed un calcio in culo” per arrivare al termine di giugno quando l’esposizione dei voti delle prove scritte suscita, in genere, reazioni di segno opposto. Mi è facile ricordare un “l’avevo detto”, ma è meglio non farlo… È importante ricordare una cosa. L’esame pesa 80 (o, coi bonus, 85) punti su 100; la carriera scolastica precedente pesa 20 centesimi. Ci sono sempre occasioni per stupirsi, all’esame; mi è spesso capitato di incontrare filoni che fanno exploit degni di nota e le persone su cui a priori metteresti la mano sul fuoco che, invece, cappellano non poco. Tanto per cambiare, è successo anche quest’anno; ed è questo uno dei principali pregi/difetti dell’esame. Chi mi conosce sa che non ne condivido la formula (però, tanto per essere chiari, meglio “tutto interno” che con la commissione fifty-fifty, di cui si paventa il ritorno per il prossimo anno); resta il fatto che non siamo di fronte a una mera ratifica dello scrutinio finale. Si mettono alla prova, anche e purtroppo, la capacità di resistere allo stress, la tensione di una prova per la quale non ci sono momenti di “recupero”, in cui la puntata non si può ripetere e quel ch’è fatto è fatto.
Ho avuto modo di discuterne, per msn, ieri sera con Giacomo, il rappresentante di classe.
Mi auguro che tutti abbiano modo di riflettere su quanto ci si è detti non solo in questi ultimi giorni, ma almeno durante tutto il corso dell’ultimo anno. E, per favore, non facciamo paragoni con altre sezioni: non mi pare che quanto a esiti e, soprattutto, voglia di lavorare lo si sia mai fatto, durante il corso di questi tre anni; iniziare adesso e recriminare su risultati differenti significa, a mio modesto avviso, dimostrare poco senso critico e ancor minore obiettività. Investiamo, per favore, in questi giorni; facciamo in modo di recuperare – per alcuni – il tempo talvolta perduto, non dimenticando che l’orale pesa fino a un terzo della prova, più dell’intero credito scolastico… Potrà anche non piacere, ma finché non si cambia, è così. Ci si sente.
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