È vero, ci sono "i classici" ma non solo quelli; iniziare il triennio analizzando "Figli di Pitagora" e "Lasciatemi divertire" di Palazzeschi può essere un incentivo a praticare la curiositas.
Del resto, molto meglio di me, P. Bourdieu in Le regole dell'arte. Genesi e struttura del campo letterario , Il Saggiatore, pp. 129 sg, scrive:
Al contrario, tutto induce a pensare che si smarrisca l'essenziale di ciò che costituisce la singolarità e la grandezza medesima dei sopravvissuti quando si ignora l'universo dei contemporanei con i quali e contro i quali si sono costruiti. Oltre a essere segnati dalla loro appartenenza al campo letterario di cui permettono di cogliere gli effetti e nel contempo i limiti, gli autori bollati dai propri fallimenti o dai propri successi di bassa lega e destinati a essere cancellati dalla storia della letteratura finiscono tuttavia con il modificare il funzionamento del campo per il solo fatto di esistere e per le reazioni che essi provocano. L'analista, che del passato conosca soltanto gli autori che la storia letteraria ha riconosciuto come degni di essere tramandati, si vota a una forma di comprensione e di spiegazione intrinsecamente viziata: può soltanto registrare, a sua insaputa, gli effetti che, secondo il principio di azione e reazione, gli autori da lui ignorati hanno esercitato sugli autori che egli pretende interpretare, avendo questi ultimi contribuito, con il loro rifiuto attivo, a far scomparire i primi; egli si impedisce quindi di capire veramente tutto ciò che, nell'opera stessa dei sopravvissuti, è, come i loro rifiuti, il prodotto indiretto dell'esistenza e dell'azione degli autori caduti nell'oblio.
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