martedì 26 settembre 2006

«Sapor di forte agrume»

È difficile accettare le critiche, soprattutto quando arrivano da persone che, in altre circostanze, hanno dimostrato di avere la testa sulle spalle e, quindi, di saper pesare le parole che ti dicono.
Però, se tra la prima e la seconda ora di lezione, nell’intervallino, ti vengono a dire che il primo canto del Paradiso di Dante sembra un po’ “palloso”, io mi metto a dubitare del fatto di essere capace di parlarne.
Possibile, mi chiedo, che questo genere di testo “non prenda” più? che un’istanza alta, una poesia impegnata, il desiderio di raccontare se stessi ed il meglio di sé – è vero, in un linguaggio inattuale, in una forma difficile… – non susciti l’interesse di chi sta ad ascoltare?
Cavolo! ci mettiamo a leggere i blog degli altri, le parole, a volte disordinate, delle composizioni che ci vengono spontanee, sull’onda dell’emozione di un momento, e non siamo più capaci di prestare l’ascolto impegnativo che le cose veramente importanti richiedono?
C’è qualcosa che non mi torna; spero sia solo una sensazione temporanea.
Sono graditi commenti; qui o dovunque mi possiate trovare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Probabilmente è il fatto di impegnare qualcosa in più dei propri occhi che spinge molti ad addormentarsi, non chi spiega...
penso sia più semplice ed immediato leggere blog scritti di getto e senza un significato preciso rispetto a leggere qualcosa in cui una persona ha riversato gran parte della sua vita.
cmq i pochi che ascoltano davvero, a mio parere, compensano l'indifferenza di tutti gli altri! che mondo sarebbe se fossimo tutti più buoni?!