Avevo detto che si trattava di un'epanalessi (ripetere all'inizio, al centro o alla fine di una frase una parola o un'espressione per rafforzarne l'idea); Emilio ha avanzato l'ipotesi dell'epanortosi (modificare o anche capovolgere un'affermazione precedente). Mi venne un dubbio (tanto che il buon Nicola si segnò un bel punto interrogativo in fianco all'epanalessi diligentemente appuntata sul suo libro).
Sciolgo il dubbio: era ed è un'anadiplosi (ripetizione di uno o più elementi terminali di un segmento di discorso, all'inizio del segmento successivo). A mia parziale discolpa: anticamente l'anadiplosi era conosciuta come epanastrofe (dal che la confusione, alimentata dalla tesi savoldelliana e dal silenzio basito dell'intera classe, peraltro mai granché collaborativa -eufemismo!- in fatto di figure retoriche).
Già che ci sono, invito a un excursus, per completare il quadro, tra epanadiplosi (ricorrenza di una o più parole all'inizio e alla fine di una frase o di un verso) ed epifora (ripetere una parola o più parole alla fine di enunciati), che è speculare all'anafora (ripetizione di una parola o di gruppi di parole all'inizio di frasi o di versi successivi).
A chiudere, non abbiamo mai parlato di catafora (collocazione a fine frase di una parola che normalmente sarebbe posta all'inizio perché soggetto) e di simploche, che combina anafora ed epifora.
Rammento che s'è anche visto un poliptoto (una parola ripetuta a breve distanza all'interno di un enunciato, pur essendo la stessa, assume una funzione sintattica diversa), che non ha niente a che vedere con l'asintoto, di cui gli alunni di quinta sanno sicuramente quanto basta per aiutare wikipedia a completarne la voce.
Mi scuso per l'errore.
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