Ho avuto modo, con qualcuno, di esprimere le perplessità e le difficoltà in merito ad alcune scelte operate, mio malgrado, in questi giorni.
Ringrazio quante e quanti mi hanno fatto pervenire il loro parere, di qualsiasi segno esso fosse: non c'è modo migliore di capire che discutere.
Mi preoccupo un po' per il rodimento di fegato che sto vivendo: non ho mai, nella mia carriera politico/scolastica, provato l'esperienza di essere in minoranza (e vedo davanti a me il rischio -- per qualche Alessandro la certezza -- di essere politicamente minoranza il prossimo anno -breve excursus-...). Mi sto rendendo conto di quanto sia difficile, soprattutto quando vedo poi colpite, con me, anche alcune persone che – al di là della diversità di ruoli o degli screzi più o meno superati - hanno caratterizzato questi anni di lavoro scolastico, dando a questi il piacere dell'incontro e dello scontro, del trovarsi e del confrontarsi.
Non credo siano giuste le maestre che, quando si trovano ad avere come alunni i propri figli, per non correre il rischio di essere accusate di parzialità chiedono loro più di quanto non chiedano agli altri. Non trovo giusto nemmeno chiudere occhi, naso e bocca e far finta che tutto vada bene per garantirsi una, secondo me, falsa tranquillità.
Preferisco, anche se poi la meno in classe per interi anni (difetto da deformazione professionale), una macchina rigata e la mia faccia pulita, piuttosto che una "serenità" mal conquistata ed una faccia come il culo.
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