dal romanzo di A. Scurati, "Il sopravvissuto", pag. 29
La canna della pistola, prolungando il braccio teso, disegnava, dal lato del calcio, una perpendicolare perfetta con le spalle del ragazzo e, dal lato della bocca di fuoco, una perpendicolare altrettanto perfetta con la fronte di Giulio Landi, docente di lettere, il quale, sistemato nel mezzo della commissione, a cinque passi di distanza dalla sedia dell’esaminando, era più basso di lui di un’intera testa.
Scagliato dalla forza propulsiva sviluppata dalla combustione di una polvere bianca a base di nitroglicerina, e animato da un movimento di traslazione dall’arma al bersaglio e di rotazione intorno al proprio asse, da vibrazioni, da sussulti anomali, nonché dalla caduta determinata dalla forza di gravità, il proiettile, dopo aver mantenuto l’assetto antero-posteriore lungo tutta la sua traiettoria, una volta raggiunta la fronte del professore di lettere, determinò un effetto contusivo introflettendone la cute, quindi penetrò nei tessuti come un trapano a rotazione e, infine, trasmise un’onda d’urto alle pareti del cranio dell’insegnante di italiano e latino, facendolo scoppiare. La mascella, unica parte del cranio del prof. Landi non frantumata dallo scoppio, batté rumorosamente sul banco contro il quale crollava il corpo esanime.
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