mercoledì 1 gennaio 2014

La marcia della pace è come il bucato

Se partecipare alla marcia per la pace serve a sciacquarsi la coscienza e sentirsi “un po’ migliori” di altri, beh, allora hanno ragione coloro che la criticano.
Se invece il partecipare significa, con gesto piccolo ed ordinario, riconoscere la propria responsabilità nel quotidiano perché la pace possa essere costruita – a partire dalla propria famiglia, dal proprio condominio, dalla propria città e via via crescendo – giorno dopo giorno, allora è un’azione di cui anche oggi abbiamo necessità.
Abbiamo la fortuna di vivere un periodo che ci sta riportando a riflettere sulla grandezza delle piccole cose, proprio come capita in una famiglia. E nella dimensione della fraternità (che è sempre totale, e non graduabile come altre condizioni quali gioia, tristezza, ecc.) ci stanno l’aiuto reciproco, il piano di parità, la corresponsabilità delle azioni concrete.
A ciascuno di coloro che con me oggi ha partecipato a Treviglio alla marcia per la pace, l’augurio di poter proseguire giorno per giorno l’impegno ai piccoli gesti di costruzione della pace.
È come, per chiudere con un esempio di famiglia, quando si fa il bucato: si diffonde il profumo di pulito e c’è la gioia per un compito “ordinario” ma indispensabile.
Il profumo della fraternità, condizione indispensabile per la pace – qui ed in ogni luogo – possa essere ciò che ricerchiamo ogni giorno, da Treviglio.

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