martedì 22 marzo 2005

Professori di sinistra

(premesso che il pezzo è tratto da qui e che, come ogni provocazione, non è del tutto condivisible, credo vada comunque letto)

La classe più colta spesso è la più balorda dal punto di vista politico
Lunedí 21.03.2005 20:30
di Gianni Pardo

È noto che i professori sono prevalentemente di sinistra. Che lo siano oggi, nel momento in cui in tutta Europa questa parte politica è passabilmente democratica, si potrebbe anche comprendere. Ma essi sono stati a favore della sinistra anche quando il comunismo e l’Unione Sovietica di Stalin facevano un tutt’uno. La loro è una vocazione eterna. E tutto questo abbisogna d'una spiegazione.
I professori esercitano una professione che ha caratteristiche speciali. Mentre tutti gli intellettuali hanno da fare o con la realtà oggettiva (gli scienziati) o con adulti, i professori hanno da fare con minorenni: e rispetto ad essi hanno un piccolo potere. Questo implica che essi esprimano  idee senza contradditorio. Fra l’altro, i possibili contradditori non sono culturalmente attrezzati per dimostrargli che si sbagliano: e questo dà ai docenti un esagerato sentimento di sicurezza intellettuale.
I professori lavorano a reddito fisso: dunque, per loro, il reddito è sganciato sia dal rischio che dalla proporzione con lo sforzo. L’insegnamento è un dovere astratto cui corrisponde un’altra astrazione economica, lo stipendio. Questo produce un velo di disorientamento, rispetto alla realtà. Colui che s’è arricchito non viene visto come colui che è riuscito con merito a guadagnare più di altri ma come qualcuno indebitamente favorito non si sa da chi. Probabilmente dalla sua stessa immoralità. L’impresa non è dominata dal rapporto costi e ricavi ma dal dovere di distribuire paghe adeguate a chi vi lavora: tanto per i professori essa non può e non deve fallire, visto che in questo caso licenzierebbe dei lavoratori. Sta allo Stato salvarla. Il quale Stato a sua volta non può essere limitato e  costretto dai bilanci: deve tendere al Bene comunque e a qualunque costo, il quale del resto è un elemento secondario e ininfluente.
I professori non hanno coscienza delle tasse e per questo non si scandalizzano se si parla di aumentarle. Se gli si chiede quanto guadagnano, rispondono invariabilmente col netto; diranno magari che è troppo poco, ma non gli verrebbe mai in mente di guardare al lordo e di lamentarsi della differenza. Mentre un qualunque commerciante o piccolo imprenditore ha una coscienza acuta (e non raramente dolorosa) dello iato fra quanto guadagnato e quanto gli rimane in tasca dopo aver pagato le imposte.
I docenti hanno il compito di educare i giovani e per questo sono i corifei degli ideali della collettività. Predicano l’onestà, il disinteresse, l’amore per la cultura, e tutto ciò che la società reputa bello e morale. Per fortuna gli alunni non li prendono molto sul serio. Diversamente arriverebbero all’età adulta disarmati in un mondo di furbi e di semi-disonesti. Se pure avrebbero salva la vita, come ha segnalato una volta per tutte Erich Maria Remarque con “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. 
Tuttavia, a forza di parlarne, i professori riescono a convincere se stessi delle cose di cui non riescono a convincere gli altri. Ovviamente, il contenuto dei loro ideali è stato a lungo il Cristianesimo: i clerices in cattedra sono stati per secoli dei religiosi. Poi, con l’Illuminismo, il Cristianesimo ha perso parecchio smalto e, con il trionfo della scienza, si è cercato un corpus d’ideali che conciliasse speranze millenaristiche e mentalità scientifica. Il marxismo è sembrato fatto apposta per questo: coloro che prima indicavano la via del cielo sono passati ad indicare la via di Mosca.
Mettendo insieme tutti questi elementi si ha che i professori divengono dei Catoni intransigenti che guardano ai fini e non ai mezzi. Se lo Stato ha il dovere morale di fare qualcosa, DEVE farla e basta. Poco importa se possa o no permettersi una certa legge o una certa riforma: loro non si occupano di economia, anzi ne hanno un po’ schifo. Non sta a loro indicare dove trovare i soldi. Come Napoleone, hanno tendenza a dire che: l’intendance suivra[1]. E poiché ogni governo rimane lontano dalla realizzazione degli ideali, è ovvio che i professori abbiano la vocazione dell’opposizione.
Ma questo avviene in democrazia. Nelle autocrazie i professori sono spesso governativi perché la propaganda di regime – che come sempre si riempie la bocca di grandi progetti – mentre non inganna chi lavora per vivere, trova orecchie benevole in chi, per vivere, insegna. In fondo, piove sul bagnato. Ai docenti bastano i begli ideali e le belle parole.
Tutto questo spiega perché la classe che dovrebbe essere più colta e avvertita è spesso più balorda - dal punto di vista politico - degli operai e degli artigiani. I professori sono non raramente degli imbecilli che credono d’avere capito tutto e non hanno capito niente.

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