sabato 14 febbraio 2009

Condivido integralmente

L’altro lato della libertà
di Marco Beccaria | 10 febbraio 2009
C’è qualcosa di socratico nell’atteggiamento tenuto in questi anni da Giuseppe Englaro. Platone, nel Fedone, racconta che Socrate, condannato ingiustamente alla pena capitale in seguito a un processo politico avviato da Anito e Licone per pura ambizione personale, preferì rimanere in carcere e bere serenamente la cicuta invece di fuggire, come sarebbe stato possibile grazie all’interessamento dei molti che gli erano amici e sostenevano la sua causa. Il piano per la fuga era già stato predisposto, ma Socrate non ne volle sapere. Di fronte all’incomprensione e alla disperazione di chi si era adoperato in buona fede per la sua salvezza, il filosofo ateniese spiegò che solo nell’universalità delle leggi, incarnazione di quanto di vero e di nobile c’è nell’uomo, c’è “salvezza”, c’è il senso e il valore di un’umanità piena. Donde il rifiuto del sotterfugio, della via facile, della scappatoia, anche a costo della morte.
Giuseppe Englaro ha scelto di autocondannarsi non alla morte, ma forse a qualcosa di peggio, pur di dare soluzione pubblica, condivisa, sociale allo strazio proprio e della figlia. (continua su www.leftwing.it)

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