I prodotti di consumo oggi ci promettono di non essere invadenti né noiosi. Ci asscurano che ci devono tutto e non vogliono nulla in cambio. Ci promettono di essere subito pronti per l’uso, di offrirci una soddisfazione immediata che non richiede né lungo apprendistato, né un risparmio prolungato: essi ci gratificano senza indugi. Ci giurano con la mano sul cuore che sapranno accettare il momento in cui prederanno i nostri favori e che quando il loro tempo sarà finito ci lasceranno tranquillamente senza proteste, astio o rancore.
Ne consegue un altro attributo che un ‘oggetto di consumo’ deve avere: una postilla al suo certificato di nascita – stampata in caratteri piccoli ma leggibili, chiara e rassicurante – che dichiara ‘destinazione finale: pattumiera’. Lo scarto è il prodotto finale di qualsiasi azione di consumo. La percezione dell’ordine naturale delle cose nell’attuale società dei consumi è un diretto capovolgimento di quello che caratterizzava la società dei produttori, ormai superata. Ciò che in quest’ultima era solido e duraturo era la parte utile, estratta da materie prime correttamente rielaborate, mentre a venir destinati allo smaltimento immediato e all’oblio erano i residui superflui e i rifiuti. Ora è invece la parte utile ad avere vita breve, volatile ed effimera, lasciando campo libero, di volta in volta, alla nuova generazione di prodotti utili. Solo lo scarto tende ad essere (ahimè) solido e durevole. ‘Solidità’ è ormai sinonimo di ‘scarto’.
Suggerisco a tutti coloro che hanno interesse a incontrare un'interpretazione suggestiva dell'attuale way of life Vita liquida di Zygmunt Bauman (dalle cui pagine 95-96 è tratta l'ampia citazione).
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