sabato 9 dicembre 2006

«Come fa il professore a stabilire il voto?»

Cercavo sabato scorso al Blockbuster di Treviglio un’edizione in cassetta o in DVD di Sesso e Potere o di Seven, da proiettare come film trimestrale in quarta; non ho trovato né uno né l’altro.
Ma, potere della casualità, ho messo le mani su Ehi, prof, di Frank McCourt, Adeplhi da cui riporto questo passaggio, che m’è piaciuto.

Gli alunni seri non sono soddisfatti. Dicono che nelle altre classi l’insegnante gli dice che cosa devono sapere. L’insegnante lo spiega e tu lo devi imparare. Poi l’insegnante fa l’esame e uno prende il voto che merita.
Gli alunni seri dicono che è bello sapere in anticipo cosa si dovrebbe sapere, così uno si mette a impararlo. In questa classe invece non si sa, e quindi come facciamo a studiare? E come caspita facciamo a valutarci da soli? In questa classe si vive alla giornata, e alla fine del quadrimestre sorge il grande interrogativo: come fa il professore a stabilire il voto?
Ve lo dico io come stabilisco il voto. Prima di tutto, come avete frequentato il corso? Anche chi è rimasto in silenzio all’ultimo banco ma ha ragionato sulle discussioni e sulle letture avrà imparato qualcosa. Secondo: avete partecipato? Al venerdì vi siete alzati in piedi e avete letto qualcosa? Qualunque cosa: racconti, articoli, poesie, opere teatrali. Terzo: avete commentato i lavori dei vostri compagni? Quarto, e questo sta a voi stabilirlo: siete in grado di riflettere su quest’esperienza e di chiedervi che cosa avete imparato? Quinto: siete rimasti lì, con la testa fra le nuvole? Se sì, non buttatevi giù.
A questo punto l’insegnante si fa serio e pone il Grande Quesito: D’altra parte, che cos’è l’istruzione? Cosa si fa in questa scuola? Voi potreste rispondere che volete diplomarvi per andare all’università e prepararvi a una professione. Ma non è tutto qui, cari colleghi studenti. Io stesso ho dovuto chiedermi che cavolo ci faccio in quest’aula. E sono arrivato a formulare un’equazione: alla lavagna scrivo alla sinistra una P maiuscola, a destra una L, e poi disegno una freccia che va da sinistra a destra, da PAURA a LIBERTA’.
Non credo che sia possibile raggiungere la libertà assoluta. Ma quello che sto tentando di fare io con voi è mettere la paura alle strette.

(pag. 302-303)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Da quando scrivi libri sotto pseudonimo?!

Anonimo ha detto...

....peccato ke i prof nn siano tt uguali....

Beppe ha detto...

Peccato? perché? meglio la varietà, no?