Ma, potere della casualità, ho messo le mani su Ehi, prof, di Frank McCourt, Adeplhi da cui riporto questo passaggio, che m’è piaciuto.

Gli alunni seri dicono che è bello sapere in anticipo cosa si dovrebbe sapere, così uno si mette a impararlo. In questa classe invece non si sa, e quindi come facciamo a studiare? E come caspita facciamo a valutarci da soli? In questa classe si vive alla giornata, e alla fine del quadrimestre sorge il grande interrogativo: come fa il professore a stabilire il voto?
Ve lo dico io come stabilisco il voto. Prima di tutto, come avete frequentato il corso? Anche chi è rimasto in silenzio all’ultimo banco ma ha ragionato sulle discussioni e sulle letture avrà imparato qualcosa. Secondo: avete partecipato? Al venerdì vi siete alzati in piedi e avete letto qualcosa? Qualunque cosa: racconti, articoli, poesie, opere teatrali. Terzo: avete commentato i lavori dei vostri compagni? Quarto, e questo sta a voi stabilirlo: siete in grado di riflettere su quest’esperienza e di chiedervi che cosa avete imparato? Quinto: siete rimasti lì, con la testa fra le nuvole? Se sì, non buttatevi giù.
A questo punto l’insegnante si fa serio e pone il Grande Quesito: D’altra parte, che cos’è l’istruzione? Cosa si fa in questa scuola? Voi potreste rispondere che volete diplomarvi per andare all’università e prepararvi a una professione. Ma non è tutto qui, cari colleghi studenti. Io stesso ho dovuto chiedermi che cavolo ci faccio in quest’aula. E sono arrivato a formulare un’equazione: alla lavagna scrivo alla sinistra una P maiuscola, a destra una L, e poi disegno una freccia che va da sinistra a destra, da PAURA a LIBERTA’.
Non credo che sia possibile raggiungere la libertà assoluta. Ma quello che sto tentando di fare io con voi è mettere la paura alle strette.
(pag. 302-303)
3 commenti:
Da quando scrivi libri sotto pseudonimo?!
....peccato ke i prof nn siano tt uguali....
Peccato? perché? meglio la varietà, no?
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