martedì 30 novembre 2010

Pusher di quarta...

II, 13-30; III 10-24; VI 34-48; IX 132-145
Tra questi passi del Purgatorio dantesco, letti ed analizzati in classe, ciascun(a) fanciullo/a avrebbe dovuto scegliere tre brani e parafrasarli.
Riporto alcune perle, convinto che il dibattito aperto da qualche alunno di quinta sulla “lucidità” di Dante possa trovare sponda nel confronto con la chiarezza di resa di chi, in quarta, si accosta al testo del Purgatorio. E, credo, anche qualche perla di quinta potrà colorire in serata queste pagine…


PASSI DA II 13-30
Ed ecco il sole che sorprende dal mattino, per i grandi vapori di Marte che rosseggia a est sovrasta il suol marino, mi apparve così, come se io lo vedessi ancora, una luce venire dal mare velocemente, e il suo muovere non fece scappare nessuno. FD

Ed ecco, sorpreso dal mattino, come il cielo di Marte che si illumina di rosso ad est sopra il mare, mi apparve colui, che spero di vedere ancora, una luce venire dal mare velocemente, che la sua velocità non è paragonabile al volo di nient’altro. GS

Appena volsi l’occhio verso la mia guida per domandargli una cosa, rividi la luce più luminosa e più vicina. Poi da ogni lato appariva di bianco, e poco sotto ne venne un altro. Il mio maestro non aveva ancora parlato, mentre sta aprendo le bianche ali… AR

Poi, da ogni lato e da sotto, uscì qualcos’altro di bianco. Il mio maestro non diceva ancora nulla, ma vidi che le prime cose bianche erano ali; quando riconobbe quella figura, gridò “fatelo atterrare…
BS

Il mio maestro non aveva ancora fatto nessun movimento mentre i primi bianchi mostrarono le ali: allora quando riconobbe il traghettatore gridò: «Inginocchiati. Ecco l’angelo di Dio. Piega le mani perché non vedrai mai più fatti del genere così ufficiali…» MM

Ecco l’angelo di Dio: piega le mani; ormai ne vedrai di fatti così ufficiali… EZ

PASSI DA III 10-24
Quando i suoi piedi non andarono più di fretta, dato che l’onestà rende sciolto ogni atto la mia mente che prima era limitata, si allargò per l’intento e voltai il viso verso il monte. ADC

Quando i suoi piedi rallentarono, che l’onestà di ogni atto perde la mia mente, che era ristretta, allargò l’intento, poiché vagava, e diedi il mio viso verso il monte che al contrario il cielo più alto si allarga. IO

Quando aveva finito di andare veloce, perché l’onestà di ogni atto svela come siamo realmente, la mia mente, che prima non aveva capito, grazie all’impegno iniziai a capire, così volsi il mio sguardo verso la montagna che si innalza verso il cielo. SA

Quando cominciò a camminare più lentamente che l’onestà di ogni atto tralascia la mia mente, che prima era ristretta, allargò il suo scopo, e siccome era vago voltai il mio viso a guardare il poggio che si estende dall’altra parte del cielo più alto. TM

Quando i suoi piedi abbandonarono la fretta, che l’onestà ad ogni atto scompare, la mia mente, che prima era piccola, che con il tentativo si allargò, così come vaga, e misi la mia faccia contro al poggio che al contrario il cielo più alto si allunga. LS

Il sole, che dietro il monte era illuminato, davanti a me era nascosto dalla montagna e rifletteva su me i suoi raggi formando la mia ombra. MC

PASSI DA VI 34-48
E lui a me: «La mia scrittura è piana; e la speranza di questi non crolla se si ragiona a mente serena, pulita; che non si ponga l’obbiettivo di giudicare perché il fuoco dell’amore compia in un momento di soddisfare chi qui si trova…» FL

E là dove io scrissi questo (nella mia epoca) non era necessario pregare, la preghiera non andava a buon fine poiché questa preghiera e chi la diceva era staccato da Dio. EC

PASSI DA IX 132-145
Aprì la porta sacra dicendo: «Entrate; ma prestate attenzione che esce solo chi dentro si purifica…» AC

E quando furono girati nei cardini gli spigoli della porta di quella regge sacra, che sono fatti di metallo e sono forti e rumorosi, non rugghiò ne si mostrò così acra Tarpëa… LA

E quando nei punti di congiunzione sfalsati, che uniscono i bordi della porta al monte sacro, fatti di metallo duro, rimbombarono, e stridettero talmente forte, che neanche Tarpea gridò tanto, una volta separata dal Metello, che poi diventò magra. DV

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