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«Il vero poeta è onnisciente; è realmente un microcosmo». (Novalis, Frammenti 1229)
Rifletti, muovendo da questa frase, sulla funzione della poesia nel Romanticismo (dianoetica? ascetica? cosmopoietica? gnoseologica?), accompagnando l’impostazione teoretica della questione con opportune esemplificazioni tratte da brani noti di letterature europee.
*Ringrazio "quinta07" per il commento al post: credo sia il miglior titolo possibile ;-)