Mia madre era incinta. Era l’inizio degli anni Ottanta, l’ecografia una novità assoluta. Il medico le passò la macchinetta sul pancione imbrattato di gel e le mostrò, sul video, il mio pisellino: è un bel maschietto. Mio padre si precipitò alla cabina telefonica per informare la sua famiglia (era il minore tra sei figli, tra cui tre maschi, e rappresentava l’ultima possibilità di perpetuare il cognome perché il primo fratello era scapolo e il secondo fratello aveva avuto due femminucce). La notizia che ero un maschio riempì tutti di gioia. Mia madre fu festeggiata come una regina e sommersa di pigiamini azzurri.
Il giorno del parto venne fuori che il pene dell’ecografia altro non era che il cordone ombelicale: il nome Marco fu sostituito all’ultimo minuto con Valeria, una scelta improvvisata, istintiva, non consultata. Mio padre, ignaro della mia totale mancanza di pisello, fremeva su una panca in attesa di vedermi uscire. Dopo dieci ore di travaglio, l’infermiera finalmente apparve con il fagotto in mano: «È una femminuccia!». Mio padre scosse la testa, serenamente: «No, guardi, non è mia». «Certo che è sua». «No, le assicuro, io aspetto un maschietto». Ci fu una specie di tira-e-molla: l’infermiera insisteva per mettermi tra le sue braccia, lui mi restituiva caparbio. Alla fine mi prese per le ascelle, vagamente contraddetto, e ci scambiammo un’occhiata al fulmicotone: dopo soli tre minuti, questo tizio mi stava già sul cazzo.
Dice il risvolto di copertina: «L’idea dell’opera nasce da una semplice constatazione: non si è mai sentito un uomo che vorrebbe rinascere donna, non si è mai sentita donna che vorrebbe rinascere donna. Tirate voi le somme».
Anche questo libro, "La ballata delle prugne secche", prende origine da un blog, quello di Pulsatilla. 186 pagine lette tra ieri e oggi; qualche vicinanza con la Littizzetto, qualche sorriso di tanto in tanto, alcune soste di (amara) riflessione. Suggerito alle ragazze ed ai ragazzi, per conoscersi meglio... :-)
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