Inizialmente era uno strumento, anche innovativo, principalmente per condividere le risorse che, durante le lezioni, non si riuscivano a discutere. Lo accompagnava anche il desiderio di comunicare, come bene ieri sera mi ricordava Umberto (davvero uno dei miei "grandi" exalunni), che i prof hanno una vita anche fuori da scuola, nutrono passioni e interessi e spesso fa piacere comunicarne parte a coloro con cui si passa gran parte del proprio tempo. Poi è arrivato facebook (la parentesi di wave, purtroppo, è finita troppo presto): più comodo ed immediato, ma destinato a consumarsi subito, evaporando in fretta. In questi giorni poi alla concitazione di fine anno (consigli di classe per i casi più problematici, incontri coi genitori, scrutini finali ed esami di maturità) s'è aggiunto l'avvio del mandato amministrativo, dopo una lunga ed intensa campagna elettorale. Mi ha rimproverato Massimo (altro grande...), che cura il suo blog e che aggiorna FB, pur avendo appena superato l'esame per la specializzazione, facendomi presente questo lungo silenzio. E ci ho pensato un po', perché oggi la giornata è stata convulsa come al solito, facendomi intrecciare ruoli diversi, incontri diversi ed emozioni diverse. Ci ho pensato perché quando qualcuno ti dice che vuole sentirti parlare o vuole leggere le tue due righe, beh, ti dà il segnale di una vicinanza che sta proprio nella condivisione non solo dei grandi momenti, ma anche delle piccole cose giornaliere.
Non mi riprometto di aggiornare quotidianamente il blog, non so se ce la faccio; ma credo che due parole in più non facciano male, perché è bello, davvero, sentire vicini quanti passano anche da queste strade virtuali e, magari, hanno trascorso qualche anno della loro vita di alunni come tuoi allievi.

Riprendo in mano Seneca, citato in questi giorni di esami più volte come tragediografo che come trattatista, per rileggere una sententia di valore indiscutibile: «Exigua pars est vitae qua vivimus. Ceterum quidem omne spatium non vita sed tempus est» (De brevitate vitae, II 2). La dedico a chi corre troppo e, durante la corsa, dimentica o, meglio, trascura quanti gli stanno vicino, da tempo. Grazie a tutti, anche qui, per avermi aspettato.