sabato 17 luglio 2010

Vita, si uti scias, longa est.

È pubblicata su L’Eco di Bergamo di stamattina una interessante intervista di Francesco Mannoni a Marco Niada, autore di Il tempo breve (Garzanti, pagine 183, euro 12); ne riprendo un paio di passaggi.

1) sull’accelerazione del tempo
«Le grandi tappe che hanno impresso accelerazione al tempo sono state tre: l'orologio meccanico, la macchina a vapore e Internet. Il primo, nato a cavallo del 1300, ha creato l'ora eguale e quindi ha permesso di misurare anche la notte, coadiuvato dalle clessidre a sabbia che hanno permesso una sotto-segmentazione delle ore. L'orologio ha raggiunto una precisione al secondo attorno al XVIII secolo, in tempo per l'arrivo dell'invenzione seguente: il treno a vapore. Questo, con tutti i derivati successivi, automobilistici e aerei, ha accelerato talmente la velocità degli spostamenti da portare alla cancellazione dell'ora locale e a una crescente standardizzazione del tempo con la divisione in meridiani. Internet ha dato il colpo fatale, con il virtuale azzeramento della relazione tra spazio e tempo, che ci permette di essere assolutamente ubiqui e gestire la giornata a piacere, conservando messaggi a cui rispondere in tempi successivi o rispondendo in tempo reale indipendentemente dal fuso orario in cui ci troviamo. Internet viaggia quasi alla velocità della luce e ci permette ormai di operare nel business "alla velocità del pensiero"».


2) sulla nostra nuova (in)capacità di gestione del tempo
«Con l'arrivo dei telefoni intelligenti e Internet il nostro tempo privato è sempre più mescolato a quello del lavoro, dato che non riusciamo più a porre barriere agli stimoli che ci arrivano dall'esterno. Dunque siamo sempre più eterodiretti ed eterogestiti nostro malgrado. I network sociali come Facebook e Twitter, le informazioni 24 ore su 24, gli sms, le telefonate degli amici ci tengono in uno stato di eccitazione continua anche fuori dal lavoro. A questo punto tutto diventa estremamente difficile perché, anche se riuscissimo a mantenere un controllo delle nostre priorità, potremmo essere percepiti dagli altri come pigri, maleducati o arroganti. Internet obbliga a una disponibilità assoluta verso il prossimo, come l'allattamento a piacere dei neonati».

Tornano alla mente le parole di un classico, con cui è spesso faticoso confrontarsi (in sede di esame di maturità) ma che ha offerto, nel De brevitate vitae, elementi inetressanti di rilessione: "Vita, si uti scias, longa est. Exigua pars est vitae qua vivimus. Ceterum quidam omne spatium non vita, sed tempus est" (La vita, se la si sa impiegare (bene), è lunga. Esigua è la parte di vita che viviamo. Tutto il resto dell'esistenza non è vita, ma è tempo). Me ne accorgo anch'io, quando mi prendo il tempo per superare la concitazione dei giorni appena trascorsi, quando riesco ad uscire dalla galleria degli "occupati" (sempre senecanamente parlando) e (ri)trovo il tempo per tornare a scrivere qualcosa sul blog; c'è bisogno di un po' di slow-thinking, di tanto in tanto...

ps: e prendo l'occasione per tornare a suggerire questo libro di S. Kern, davvero un capolavoro, a mio avviso...

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